Stamattina abbiamo avuto una notizia, inattesa e dolorosa, che Marta Marzotto, a 85 anni, se n’è andata. Ero suo amico, la terrò sempre in cuore. Quando nacque, nel 1988, la prima figlia del mio secondo matrimonio e le attribuimmo il suo stessa nome, Marta Marzotto mi regalò un quadro destinato alla bimba, che Renato Guttuso le aveva dedicato, tra altre centinaia di dipinti e disegni.
Marta è stata una grande amica, una grandissima donna, protagonista del nostro tempo. Se avete pazienza e curiosità, leggete l’intervista che scrissi nel 2001: la ripubblichiamo su “La mescolanza”, non la rileggo per evitare di commuovermi. Ricordo che mi disse, contrariamente ai pettegolezzi, che aveva avuto solo tre amori: il marito Umberto, Guttuso e Lucio Magri. Poi, imprevedibile come sempre, se ricordo bene (o forse fu in un’altra occasione) mi rivelò che era innamorata cotta di Pietro Ingrao, segretamente. Ne approfittai per dare a Ingrao la notizia e chiedergli un commento, ma il vecchio leader comunista, pur compiaciuto, non mi concesse una sola parola. Eccezionale, Marta! E sempre sorprendente.
L’ultima volta l’ho incontrata qualche mese fa nella sua bellissima casa milanese, mi regalò due grandi fotografie, quasi due quadri, in cui lei – bellissima, desiderabilissima – amoreggiava con Guttuso. Una bizzarria, no? Ma il suo costante approccio era quello di piacere, sedurre, sorprendere. Ne approfittai per dichiararle, finalmente, che era stata per lustri una donna dei miei sogni, ma non avevo mai avuto il coraggio di corteggiarla, per timore, orgoglioso come sono, di un rifiuto. Ricordo il suo sorriso, chissà quante centinaia di battute e allusioni, maliziose o ingenue come la mia, avrà avuto nella sua bella, splendida vita.
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