Gravissimo attentato alla democrazia? Giorni fa, alcune centinaia di persone, dopo un minuto di silenzio, hanno levato il braccio teso facendo il saluto fascista e urlato per tre volte “presente” in via Acca Larentia a Roma. La procura indaga.
Deve essere la stessa procura romana che in 46 anni non è stata capace di scoprire nessun componente del “gruppo di fuoco” di cinque o sei persone che si mise a sparare all’impazzata e a sangue freddo davanti ad una sede del MSI uccidendo sul colpo due ragazzi di destra (il terzo morirà poche ore dopo).
La strage avvenne la sera del 7 gennaio 1978 e altri tre missini si salvarono solo perché riuscirono a chiudere alle loro spalle, pur feriti, la porta blindata della sede sotto un diluvio di colpi.
Per la strage non ci fu nessun indagato, nessun colpevole, nessun responsabile e l’anno successivo un altro militante missino fu ammazzato nello stesso posto.
Solo a dieci anni dai fatti furono accusati, da una pentita, cinque militanti di Lotta Continua, ma uno si suicidò, un’altra fuggì in Nicaragua dove rimase tranquilla senza essere mai estradata e gli altri furono prosciolti per insufficienza di prove, con la procura romana che neppure si appellò alla sentenza, cosa inaudita.
Anni dopo si trovò la mitraglietta “skorpion” usata nell’assalto in un covo delle Brigate Rosse e si scoprì che era stata poi utilizzata anche per tre successivi omicidi.
Questioni che non suscitano problemi di coscienza né interessano a chi ogni anno però si scandalizza se, ricordando l’anniversario, vede levarsi i saluti romani.
Quest’anno il M5S ha annunciato un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato di apologia di fascismo; la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno; il leader di Azione, Carlo Calenda, parla di «vergogna inaccettabile in una democrazia europea».
Il presidente ANPI Pagliarulo è colpito “che non ci siano state né azioni repressive né preventive nei confronti di una manifestazione di tipo neofascista sostanzialmente annunciata”.
Si scandalizzino pure questi signori, chissà se proprio tra di loro non ci siano ancora anche quelli che uccisero a sangue freddo quei ragazzi e non hanno mai pagato per i loro omicidi o qualcuno di quelli che – pur ben sapendo i nomi degli assassini – non hanno mai avuto il coraggio di denunciarli.
Chi – come il sottoscritto – visse quegli anni sa cosa significava allora essere di destra e (pur non avendo mai colpito o picchiato nessuno) ricorda bene cosa voleva dire rischiare le botte tutti i santi giorni (botte, danneggiamenti, denunce, rischi…) solo perché la si pensava in maniera diversa da quei “democratici” che – ieri come oggi – si considerano “I gendarmi della memoria” e quindi gli unici depositari della verità.
Prendo atto che ad oggi oltre 100 persone sono state identificate e denunciate per apologia di fascismo per aver fatto domenica il saluto romano, visto che si può ovviamente invece salutare con il pugno chiuso che pur era (è) il simbolo di dittature e violenze comuniste. I giudici stabiliranno di quanti centimetri dovranno essere aperte le dita rispetto a un pugno per incorrere nel reato.
In vita mia non ho mai fatto il saluto romano, ma mi sembra che questo modo di procedere sia assurdo, detto con il massimo rispetto verso chi per il fascismo ha subito (80 anni fa!) violenze e mancanza di libertà.
Una democrazia seria non può avere paura se qualcuno fa il saluto romano e, piuttosto, dimostra nei fatti che i suoi principi sono ben migliori di qualsiasi dittatura. Credo che, proprio perché siamo in una democrazia, ognuno abbia il diritto di salutare e pensarla come vuole: sono semmai le azioni o le violenze quelle che vanno invece sempre denunciate, condannate, represse e colpite.