Davanti al cuore istituzionale di Tunisi, teatro della feroce azione di terroristi che non conoscono la pieta’, sostano le camionette della Polizia, i furgoncini blindati della Bat (la brigata anti-terrorismo) e decine di persone, anzi centinaia che vogliono gridare la loro rabbia e lo fanno nel modo che gli e’ stato insegnato negli oltre 50 anni dall’Indipendenza. Cantano a squarciagola l’inno nazionale, dalla musica ritmata e affatto marziale, scritta dal compositore Mustafa Sadiq al-Rafi’i, che contrasta con la durezza del testo, del poeta Abu’l-Qasim Ash-Shabbi. Il canto e’ accompagnato dalla gestualita’ che, in Tunisia, si insegna sin dall’asilo e che ora anima chi protesta.
”Il sangue che scorre nelle nostre vene, moriamo moriamo, purche’ viva la nazione”, gridano, molti tra le lacrime. Il mondo sembra chiudersi davanti al grande portone di ferro che doveva essere una barriera verso le sale del Bardo e che invece e’ diventata la disperata via di fuga dai terroristi. Ma Tunisi non e’ solo quella che e’ scesa in piazza a gridare la sua rabbia perche’, a poche centinaia di metri, quando l’intensita’ dell’emozione perde forza, c’e’ un’altra citta’ che non pulsa di sdegno, ma ha totale indifferenza per quanto e’ accaduto e che segnera’ il Paese per chissa’ quanto tempo. La cosa che piu’ stride, e che conferma la prima impressione avuta osservando chi protestava in piazza avvolto nel rosso vessillo tunisino, e’ che ad essere toccati dall’indifferenza sono proprio i piu’ giovani, una generazione che pare avere cancellato il passato, vivendo con distacco Storia e tradizioni, assuefatta ai messaggi dei predicatori su Internet e seguendo i canali satellitari h 24.
Percorrendo in auto strade anche poco distanti dal Bardo, si vedono come sempre i bar pieni, con i tavolini all’aperto affollati di giovanissimi che, seduti su scalcagnate sedie di plastica, davanti ad una tazza di caffe’ (bevuta con irritante lentezza, per ‘ottimizzare’ i pochi centesimi del costo), tra l’immancabile fumo di narghile’ e sigarette, sembrano essere ignari di quanto e’ accaduto. Parlano, ridono, scherzano, flirtano. Quando il cronista si avvicina per avere da loro un commento, rispondono facendo spallucce, come se la cosa non li interessasse piu’ di tanto, quando addirittura non mostrano stizza.
Due Tunisi separate che si confrontano e che segnano una frattura generazionale, che e’ anche numerica, perche’ questo e’ un Paese giovanissimo e chi oggi bighellona tra bar, fumo e filarini, dovrebbe o potrebbe essere la classe dirigente di domani. E se si entra nella maggioranza dei bar che hanno grandi televisori al plasma non se ne trova uno sintonizzato sulla tv nazionale che, dal mattino, trasmette solo notizie sull’attacco al Bardo. Tutte le tv sono infatti sintonizzate su una emittente satellitare che trasmette la partita di Champions tra Borussia Dortmund e Juventus. E la rabbia di questi ragazzi che sembrano l’uno gemello degli altri, esplode non pensando alla follia terroristica, ma solo per una occasione mancata o per una perla di Carlito Tevez, autore di una doppietta.
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