Gli Stati Uniti detengono da qualche tempo il triste primato del numero di decessi per Coronavirus, al quale, come se non bastasse, il lockdown ha aggiunto quello del più alto livello di disoccupazione degli ultimi decenni, prossimo al 20%.
Ciononostante, si legge su Milano Finanza, il desiderio di vino italiano e i relativi consumi, sebbene abbiano ovviamente subito una sensibile contrazione, mantengono livelli a doppia cifra percentuale, quasi inspiegabili se non con la forte voglia di qualità associata al made in Italy.
Lo rivale una ricerca di Wine Monitor Nomisma commissionata dall’azienda Pasqua Vigneti e Cantine, che ha analizzato i nuovi stili di consumo di vino in epoca di Covid-19 nel mercato a stelle e strisce.
Secondo lo studio – condotto su un campione di mille residenti a New York e in California intervistati via web, di età compresa tra 21 e 65 anni e che hanno consumato vino in almeno un’occasione negli ultimi 12 mesi – a fronte di un 40% di soggetti che dichiara di aver ridotto i propri consumi in quarantena, fa da contraltare un 37% di winelovers che non ha modificato il consumo di vino, mentre il 23% dichiara di bere ancora più vino, visto che resta in casa praticamente tutto il giorno.