Firenze collassa. Firenze implode. Firenze scoppia. Di turismo, tout court. Troppi turisti, Firenze è in pericolo. Ma si può? Certo che si può morire di turismo e di turisti, graditi ospiti, ossequiati e riveriti perché portano ricchezza, e talvolta vengano anche derubati da commercianti troppo disinvolti. Tipici avventurieri portati ad alterare i prezzi; non si sono contate rapine di questo genere a Firenze, anche in tempi recenti. L’allarme sui rischi da turismo che corre la città d’arte per antonomasia in Italia è il risultato di un’accorta ricerca dell’Ente Cassa.
“Siamo vicini al limite di visitatori”, come avvertimento e invito: fermiamoci, fermatevi, guardate i numeri, analizziamo le conseguenze, studiamo i rimedi. Firenze accoglie attualmente turisti in numero smisurato in tutti i novanta chilometri di strade del Centro Storico. La città rischia appunto di scoppiare di turismo. Piazze, vie, canti, vicoli, lungarni: in due anni sono stati calcolati 5.866 turisti per chilometro quadrato, nei cinquecentocinque metri dell’area sottoposta a tutela Unesco.
L’affollamento è di gran lunga maggiore, ovviamente, nelle zone dei settantadue principali monumenti, piazze e musei in centro Firenze. Un’area di appena due virgola otto chilometri quadrati. La cosiddetta orda d’oro, che porta soldi alla città. Il miglio d’oro tra piazza del Carmine a San Marco. “Un punto di non ritorno”, secondo gli esperti che hanno messo mano e dato vita alla ricerca firmata Ente Cassa.
Le statistiche, efficaci e significative, sono contenute nel volume “Caratteri e sostenibilità del turismo nella città d’arte: il caso Firenze”, presentato lunedì 15 febbraio a Palazzo Incontri. Già, il caso Firenze. Il picco di presenze medie in area Unesco è stato di 5.866 turisti pernottanti e di 4,5 milioni di non pernottanti. Cresce in maniera esponenziale anche il numero di bus turistici in ingresso a Firenze, con turisti giornalieri e pernottanti: 42.026 nel 2012, a fronte di 58.568 nel 2014.
Firenze incassa dal turismo cinquantuno milioni di euro. La cifra comprende i proventi derivanti dagli ingressi museali. La metà di questa montagna di quattrini torna al Ministero dei Beni culturali. La tassa di soggiorno produce introiti per 25 milioni; 18 i ticket per bus turistici. Un mare di soldi, ricchezza per tutti, a ben vedere, ma anche la controindicazione più importante: Firenze è in pericolo, Firenze è sotto la minaccia di quella che indubbiamente è la principale risorsa economica della città.
Nella classifica degli indici di densità turistica annuale, Firenze è al primissimo posto in Italia. 84.814 il suo indice, laddove Venezia supera di poco 63.000 e Roma, la capitale depositaria della grande storia di quant’altro, non va oltre 25.500. Lontano, sperduto, il resto d’Italia con un mediocre 1.067. Sotto l’aspetto turistico, Firenze è magia con i suoi tesori d’arte e le sue bellezze. L’hanno invasa l’anno scorso 8.684.934 turisti. Un’invasione record che promette di crescere ancora. Sono entusiastiche ed entusiasmanti le previsioni relative alla prossima primavera-estate. Tiene magnificamente botta anche la provincia di Firenze, nella sua interezza: i visitatori provenienti da tutto il mondo sono stati oltre 130 milioni.
“Il pur positivo apporto conferito dal turismo all’economia urbana configura uno sviluppo scarsamente sostenibile”, hanno messo nero sul bianco Omar Ottonelli e Alessandro Pavarin. Il loro studio è diventato una spia e soprattutto oggetto di osservazione e valutazione.
Firenze è arrivata al limite della carryng capacity, volgarmente traducibile come incapacità a sopportare di più. Firenze è al limite, le tornerà difficile reggere all’urto dei milioni di turisti che arrivano in città ogni anno. Quelli che pernottano, attenzione, sono pari a quasi nove milioni di notti. Presenze che portano nelle casse del Comune oltre 25 milioni l’anno. Dovendo mettere nel conto dell’allarme sortito dalla ricerca dell’Ente Cassa anche gli escursionisti. Non dormono e talvolta neanche mangiano: in definitiva non danno nulla, ma invadono la città. Una parte non entra neanche in museo. Persone in buona parte invisibili, insensibili e refrattarie ai sistemi messi in campo dall’amministrazione comunale per coprire i costi della città. E garantirne manutenzione e servizi aggiuntivi.
Un gran bel problema, peraltro non nuovo. Il danno che essi procurano è forte. Anzi di più: è allarmante. L’appeal di Firenze è impressionante, nondimeno lo è in prospettiva l’impossibilità accertata di poter reggere l’urto di questi flussi turistici. Ingressi e permanenze in città che denunciano nuovi, imminenti incrementi. Superiori alla media delle altre città d’arte in Italia. Il mix di arte, stile di vita e altro di Firenze rischia oltretutto di provocare l’espulsione dei residenti storici a beneficio di alloggi per turisti.
“Poniamoci il problema dei vincoli – propone Piero Barucci, ex ministro e docente all’università fiorentina – da introdurre per la sua utilizzazione e di chi paga il costo per il mantenimento in condizioni di sostenibilità”.
Il sindaco Nardella sembrava orientato a voler raccogliere l’indicazione del professore. In un’intervista radiofonica annunciava il possibile incremento del ticket per bus turistici, e forse raddoppiarli. Il progetto non è ancora decollato: Nardella ha incontrato opposizioni all’interno del consiglio comunale, dove c’è chi la vuole cotta e chi preferirebbe averla cruda. Allora? I ricercatori di Ente Cassa definiscono “anticiclico” il boom del turismo a Firenze. Anticiclico come effetto, avendo dato posti di lavoro anche durante la crisi. Pochi però i beneficiari: ristoranti, bar, alberghi, e chi ha trasformato uffici e case in affittacamere attraverso il web “attraverso modalità non regolamentate”. Un fenomeno che arricchisce esclusivamente i proprietari immobiliari.
In definitiva, per dirla chiara, Firenze sta perdendo la propria anima e rischia di perdere investimenti in industria, ricerca e terziario avanzato. A beneficio di chi? Pizze, panini e affitti sul web.
Domanda finale: è possibile l’impiego di veri correttivi? La reazione di pancia indica come soluzione l’adozione del numero chiuso. “Firenze a numero chiuso”, ma si può? Forse no, ammoniscono esperti e studiosi. Potrebbe andare meglio con l’introduzione di strumenti alternativi: destagionalizzare e cambiare il flusso dei turisti ospiti di Firenze.
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