Quale dovrebbe essere il ruolo di un parlamentare italiano eletto all’estero? Cosa lo dovrebbe differenziare dai colleghi eletti in Italia? Sono solo alcune delle domande che mi sono fatto dopo aver osservato ciò che è avvenuto poco prima della fine dell’anno, in sede di approvazione della manovra finanziaria.
Cinque parlamentari su diciotto hanno scelto di votare una manovra che, in sostanza, ha ottenuto risultati più che mai soddisfacenti per gli italiani all’estero, specialmente per quanto riguarda le 350 nuove assunzioni per la rete consolare – non accadeva da quasi 30 anni, questo è un fatto eccezionale che per me avrebbe meritato il sostegno da parte di tutti -, senza però dimenticare altre misure molto interessanti. Tra queste, lo sgravio fiscale per i pensionati che si trasferiscono nel Sud Italia dall’estero, i fondi per la promozione della lingua e della cultura italiana in tutto il mondo, quelli per il sostegno alla stampa italiana all’estero, solo per citarne alcune.
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Osservo con non poca preoccupazione che certe prese di posizione da parte di alcuni eletti all’estero sono sconcertanti. Eppure alla Farnesina c’è il Sottosegretario con delega per gli italiani nel mondo, il Sen. Ricardo Merlo, che è un parlamentare eletto e nato all’estero (prima volta che accade), che sta dimostrando con i fatti di voler ottenere risultati positivi per le nostre comunità oltreconfine. Basti pensare alle nuove sedi diplomatiche inaugurate a Panama e a Santo Domingo, o a Recife, in Brasile; oppure, ancora, all’annunciata riapertura del Consolato di Montevideo.
Lo sforzo di Merlo, nella sua qualità di esponente del governo italiano, è enorme. Pensiamo alla volontà di riformare la legge sul voto all’estero: se ne parla dal 2006, ma nessun esecutivo ha mai avuto il coraggio di metterci le mani per migliorarla.
I 5 ELETTI ALL’ESTERO FAVOREVOLI ALLA MANOVRA DEL GOVERNO
Dunque, solo cinque eletti all’estero hanno votato a favore della manovra, nella quale c’è tantissimo per gli italiani nel mondo. Ma gli altri? Perché non hanno votato a favore di un’ottima manovra per noi cittadini all’estero?
Siamo davanti a un paradosso: PD e FI uniti contro la miglior manovra per gli italiani all’estero degli ultimi 20 anni. E’ una nuova edizione del Patto del Nazareno, che però questa volta va proprio contro noi italiani nel mondo.
E’ davvero qualcosa di imbarazzante, per noi italiani residenti all’estero, l’atteggiamento degli eletti con Pd e Forza Italia, che non hanno voluto dare il proprio sostegno a una legge di bilancio che nel tempo risolverà problemi da sempre assai sentiti dai nostri connazionali, come appunto quello dei servizi consolari.
Negli anni precedenti abbiamo assistito sempre allo stesso spettacolo: tagli su tagli. Oggi quelli di Pd e Fi si lamentano, proprio loro che si sono dedicati a chiudere sedi diplomatiche e consolari in tutto il mondo, senza seguire un minimo di logica, e a tagliare fondi per la lingua e la cultura, per gli organismi di rappresentanza, per la stampa italiana all’estero, per le Camere di Commercio… Potrei continuare a lungo.
Mi sia consentito soffermarmi un momento su Eugenio Sangregorio, presidente USEI, deputato eletto in Sud America. Proprio lui, che ha sempre detto di essere “indipendente”, lui che ha ribadito più volte in passato “voterò sì alle misure in favore degli italiani nel mondo”, ora che fa? La sua componente vota contro gli italiani all’estero. Ma così Sangregorio si lascia divorare dalla partitocrazia romana. Uno come lui dovrebbe essere capace di rimanere al di fuori delle logiche di Roma.
Dispiace moltissimo, davvero, l’atteggiamento parlamentare di Francesca Alderisi, già popolare conduttrice di Rai Italia, dopo il voto dello scorso marzo senatrice di Forza Italia eletta nel Nord e Centro America e dunque con i nostri voti, di noi italiani residenti in questa ripartizione.
Ebbene, Francesca, donna che rispetto e che ho avuto il piacere di conoscere un paio di anni fa in occasione di una sua visita in Repubblica Dominicana, ha votato no alla manovra. Me la ricordo sempre ripetere il suo mantra, “non tradirò gli italiani all’estero”. Oggi il suo no pesa come un macigno ed è da lei, forse, che mi arriva la delusione più grande.
Restiamo nel Nord e Centro America. L’On. Fucsia Nissoli ha votato a favore di tutte le manovre (tranne forse l’ultima, per via del suo ennesimo cambio di casacca parlamentare) durante il cinquennio 2012 / 2017, quando la parola d’ordine era sempre e solo “tagliare”; e oggi che fa? Fa mancare il proprio sostegno ad una legge di bilancio che assicura agli italiani all’estero maggiori risorse e un maggior numero di assunzioni in favore della rete consolare. E’ così che si sente di rappresentare al meglio i connazionali che le hanno dato il voto?
Lo stesso ragionamento vale naturalmente per Francesca La Marca, tanto per citare tutte e tre le donne elette in Nord e Centro America e non far torto a nessuna di loro.
La Marca, residente in Canada, abbiamo imparato a conoscerla col tempo. E’ bravissima a partecipare a eventi conviviali e sagre paesane, ma quando si tratta di garantire il proprio sostegno agli italiani all’estero in Parlamento, in una votazione così importante come quella sulla legge di bilancio, se ne lava le mani. Peccato.
Il ruolo del parlamentare all’estero dovrebbe essere quello di difendere ed ottenere dei risultati innanzitutto per coloro che li hanno votati: i connazionali oltreconfine. Purtroppo però, non succede questo e sono i partiti romani a dettare spesso legge in occasione delle votazioni in Parlamento. Così gli eletti all’estero vengono in maggioranza schiacciati, come vasi di coccio tra vasi di ferro. Dovrebbero avere il coraggio delle loro azioni, purtroppo questo non accade. Per fortuna la manovra è passata ugualmente, una vera boccata d’ossigeno per gli italiani nel mondo. Resta però l’amarezza causata da chi, eletto a Roma con i nostri voti, si dimentica di noi.
*Consigliere Comites di Panama