“Una lingua diversa è una diversa visione della vita”. (Federico Fellini)
“Non si vive in un paese, si vive in una lingua”. (Emil Cioran)
“In Parigi mi guardavano allibiti quando parlavo loro in francese; non sono mai riuscito a far comprendere a quegli idioti la loro lingua”. (Mark Twain)
“Perdonate colui che non parla che una lingua: non sa ciò che fa”. (Francoise Vaucluse, scrittore)
A COSA SERVE IL FRANCESE?
Lo studio della lingua francese sarà – questa almeno è la mia speranza – eliminato dai programmi delle scuole medie inferiori. La questione è stata sollevata su “Italia oggi” da Pierluigi Magnaschi, un fior di giornalista che ha dedicato la sua carriera (a differenza di tanti colleghi “carrieristi”) non certo alle corti e agli intrighi della politica, ma all’attenzione per ciò che succede nella vita vera.
DOMINANTE È L’INGLESE
Studiare il francese nelle scuole medie è una delle tante sciatterie (l’incompetenza è all’origine) della vita pubblica italiana. Forse alcuni lettori ricordano che molte volte mi sono battuto – utopisticamente – contro l’invasione, esagerata e quasi sempre inutile, delle parole inglesi nel linguaggio comune della nostra vita quotidiana, nei giornali e nelle televisioni.
PIACCIA O NO, È IMPORTANTE…
Questa invasione tuttavia è la esplicita dimostrazione di quanto l’inglese sia diventato importante nella vita d’ogni giorno. Che senso ha proporre (esiste l’assurda doppia scelta), e a volte imporre, ai nostri figli adolescenti di studiare il francese? Non esiste una sola riunione di lavoro, un congresso, un incontro politico, una ragione di studio o di ricerca, in cui venga adottato il francese, per la comune comunicazione.
UNA VOLTA, CASANOVA…
Non viviamo più nell’epoca di Giacomo Casanova, che scrisse in francese le sue straordinarie memorie e, forse proprio per questo, non è mai stato accettato dai saloni della letteratura come il nostro più grande scrittore/narratore del suo secolo.
ASCOLTARE MACRON IN LINGUA ORIGINALE?
Per di più Emmanuel Macron, il presidente francese, ci insulta un giorno sì e l’altro pure, tranne i rari momenti in cui, per opportunità, finge ipocritamente di scusarsi, ma non si scusa, e certo non si pente. Ci interessa apprendere le sue sguaiataggini in lingua originale?