Negli ultimi dieci anni sono quasi 85 mila i cittadini veneti che hanno trasferito la propria residenza all’estero e, secondo i piu’ recenti dati Aire, i cittadini italiani residenti all’estero sono circa 5,5 milioni, di cui 457 mila veneti. Una tendenza che si e’ intensificata negli ultimi anni, e che e’ stata solo in parte bilanciata da un incremento dei rientri in patria.
Per comprendere meglio le caratteristiche di questo fenomeno, l’Osservatorio Veneti nel Mondo ha condotto specifici approfondimenti con il report di ricerca “Le recenti emigrazioni dei Veneti all’estero: comprendere il fenomeno guardando al futuro”, illustrato oggi in un webinar organizzato da Veneto Lavoro e dall’Unita’ Flussi Migratori della Regione, che ha riscontrato interesse e partecipazione da parte di utenti da tutto il mondo, compresi Paesi quali Stati Uniti, Australia, Argentina, Brasile e Canada.
“I veneti che risiedono all’estero sono i nostri ambasciatori nel mondo – ha detto l’Assessore regionale ai Flussi Migratori Cristiano Corazzari, aprendo i lavori -, coloro che si spostano per crescere, ma che a loro volta trasferiscono la storia e la cultura veneta nei Paesi esteri che scelgono come loro nuova residenza, diventando per questi territori, anche loro stessi, un valore aggiunto. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questo nuovo report di ricerca, in particolare il Direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone, permettendo questo importante momento di condivisione e di crescita”.
Nel corso del 2019 i veneti che si sono iscritti all’Aire sono stati oltre 15 mila, con un aumento del 13% rispetto al 2018, mentre le cancellazioni anagrafiche rilevate dall’Istat sono state 18 mila (+10%). Si tratta prevalentemente di giovani con un livello di istruzione medio-alto, molti dei quali scelgono il Regno Unito, dove i veneti residenti risultano complessivamente circa 37 mila.
I dati provvisori relativi al 2020 evidenziano che le misure adottate per contenere l’emergenza sanitaria, su tutte la limitazione dei movimenti e la chiusura dei confini nazionali, hanno determinato una prevedibile drastica riduzione dei trasferimenti all’estero, con l’unica eccezione del Regno Unito.
Gia’ a partire dal 2019, infatti, la Brexit sembra aver messo in moto un processo di emersione dei connazionali da tempo presenti nel territorio britannico, che, proprio a causa delle possibili conseguenze della fuoriuscita del Paese dall’Unione Europea, hanno deciso di regolarizzare ufficialmente la propria presenza.
Il report si sofferma inoltre sulle motivazioni che sembrano spingere i giovani ad emigrare all’estero, spesso nella ricerca di una realizzazione personale e lavorativa in un ambiente diverso da quello di origine, e sulle relazioni familiari, che il piu’ delle volte alimentano tale scelta anziche’ ostacolarla, consentendo di mantenere e talvolta rafforzare il legame con la propria famiglia di origine. Decisivo anche il ruolo delle imprese che, considerata l’apertura agli scambi con l’estero e la creazione di stabilimenti, filiali e uffici commerciali in contesti esteri, in alcuni casi favoriscono i processi di emigrazione, talvolta senza rientro, dei lavoratori.