Il Circolo culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria organizza una giornata di studi nel 68mo anniversario della strage di Marcinelle”, la tragedia che si verificò nella mattinata dell’8 agosto 1956, a Bois du Cazier, miniera di carbon fossile, nel territorio dell’allora comune di Marcinelle, vicino Charleroi, in Belgio.
Il Bois du Cazier – ricorda Stretto Web – fu la prima miniera in Vallonia, aperta nei primi decenni dell’Ottocento. Il 23 giugno 1946 fu firmato il protocollo italo-belga che prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori in cambio di carbone. Nacquero così ampi flussi migratori verso il paese, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli italiani verso le miniere belghe. Nel 1956, fra i 142.000 minatori impiegati, 63.000 erano stranieri e fra questi 44.000 erano italiani. Tra il 1946 e il 1956 più di 140 mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia.
Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il boom economico del dopoguerra aveva lasciato il Belgio con un bisogno disperato di manodopera e un accordo con il governo italiano aveva creato un corridoio preferenziale per l’arrivo di 50mila lavoratori. All’epoca in Belgio c’erano 44mila lavoratori italiani regolarmente registrati, provenienti in gran parte dalle regioni più povere dell’Italia.
Per convincerli a emigrare in Belgio, in tutta Italia si afflissero manifesti che presentavano gli aspetti allettanti del lavoro oltralpe. In realtà, le condizioni di vita che avrebbero trovato erano veramente dure.
I lavoratori vivevano nelle famose cantines, baracche gelide d’inverno e cocenti d’estate situate in ex campi di concentramento dove pochi anni prima erano stati sistemati i prigionieri di guerra. In più dovevano sopportare il peso della discriminazione: spesso sulle porte delle case da affittare i proprietari scrivevano a chiare lettere “ni animaux ni etranger” (né animali né stranieri).
Quella strage, dovuta al propagarsi di un incendio, causò la morte di 262 minatori, che morirono per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori.
Si disse che all’origine del disastro fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Quattro i calabresi morti nello spaventoso incendio di cui 3 reggini. Tra il 1946 e il 1955, quasi 500 operai italiani trovano così la morte nelle miniere belghe, senza contare i deceduti a causa delle malattie d’origine professionale.