Circa 70 anni fa il nostro Paese era teatro di una terribile e dolorosa guerra civile che e’ finita, simbolicamente, con la “Liberazione” del 25 aprile. Una parte degli italiani rimase fedele al regime fascista, ingloriosamente crollato tra le bombe che distruggevano le città italiane, un’altra parte, molto esigua, imbracciò i fucili per rifugiarsi sulle montagne per dare inizio alla “Resistenza”. La stragrande maggioranza degli italiani, scettica e sconcertata, rimase a guardare alla finestra aspettando la fine della tempesta.
Al ritorno del sereno l’Italia non si trovò più “monopolizzata” da un solo partito, ma venne presa in ostaggio dalla partitocrazia, ovvero da formazioni politiche che si autoproclamavano democratiche per avere combattuto il fascismo. Valori rispettabili, certo, ma che, per essere credibili alla maggioranza degli italiani, dovevano trovare un riscontro convincente nella quotidianità, cosa che non e’ avvenuta e non sta avvenendo. Si continua a discriminare settori della popolazione in base alle convinzioni politiche, alla militanza sindacale, ai ruoli sociali. La tanto sbandierata libertà e’ di là da venire.
Per varie ragioni, la fiducia e l’orgoglio, per il nuovo ordine politico nato dalla "Resistenza", non ci sono mai stati, salvo in certi rari momenti storici. Non tutti gli italiani dicevano “meglio Mussolini colla Petacci, che la Repubblica co’ sti pagliacci”, ma il 25 aprile non ha mai “riscaldato i cuori” della stragrande maggioranza degli italiani. Persino quanti votavano per i partiti antifascisti erano spesso infastiditi dalla retorica della Resistenza che demonizzava il passato regime. Poi, finalmente, qualcuno ha iniziato a raccontare com’erano effettivamente andate le cose.
In tutti questi anni si e’ riscontrato che gli alti valori, ai quali si ispirava la Resistenza, risultavano soltanto nei discorsi ufficiali delle autorità, ma non erano riscontrabili (ed ancora non lo sono) nella realtà quotidiana. L’Italia e’ ancora divisa tra amici e nemici e questa divisione continuerà ad esserci sino a quando non si disinnescherà il fanatismo politico. Sono per l’abolizione della festività del 25 aprile perche’ e’ stata una falsa Liberazione. Avevano promesso il sole dell’avvenire mentre ora gli italiani si ritrovano, non per colpa loro, con le toppe nel sedere, un lavoro precario e tasse che li strozzano. Perche’ sprecare una giornata di lavoro per sentirsi ripetere che la Resistenza ci ha ridato la libertà quando non può esserci libertà senza un dignitoso lavoro con il quale ci si può sentire liberi anche se solo parzialmente? Ancora prevale la retorica degli antifascisti che vogliono obbligare i negozi ad abbassare le saracinesche e, magari, esporre nei balconi le bandiere rosse e tricolori con gli stemmi delle formazioni partigiane. Imperterriti continuano ad usare gli stessi metodi cari al regime fascista.
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