Le ali di marmo che si vedono dall’autostrada Milano – Venezia e sono il simbolo della discoteca Bolgia, hanno oggi un aspetto quasi tetro. Il titolare e proprietario Tonino Vecchi, 57 anni, non si da’ pace. Non solo per quel ragazzo di 19 anni, Nakky Di Stefani, morto dopo essersi sentito male nel suo locale. Nel pomeriggio gli hanno notificato la sospensione della licenza. ‘Con tutto quello che abbiamo sempre messo in campo qui contro droga e alcool – si sfoga – Era la soluzione piu’ semplice, alla Ponzio Pilato, non cercare gli spacciatori ma demonizzare la discoteca’.
Nakky, origini indiane, adottato una decina di anni fa da una famiglia di Dalmine e’ morto alle 9 di mattina del giorno primo maggio agli ospedali Riuniti di Bergamo. Si era sentito male al Bolgia verso le 3. Studi in un istituto tecnico della zona (nel suo profilo Fb scrive di aver preso il diploma lo scorso anno) amava, come tutti i suoi coetanei, trascorrere le serate tra un locale e l’altro. Al Bolgia (aperto nel 2001, una dei locali piu’ noti in Italia per la musica elettronica e per la presenza di Dj famosi in tutto il mondo ingaggiati, spiega Vecchi, con contratti anche di 30.000 euro a serata) era la prima volta. Ma pare non fosse la prima volta che prima di entrare si rifornisse di qualcuna di quelle sostanze che creano nei ragazzi l’illusione di divertirsi di piu’. E pare anche che si fosse gia’ sentito male e che il cuore avesse una malformazione. Lo chiarira’ l’autopsia. I primi esami hanno confermato che era positivo a anfetamina e cannabis. Si cerca di capire dove e da chi il ragazzo si sia procurato la sostanza. Oggi i carabinieri hanno sentito un amico e coetaneo di Nakky.
La drammatica notte tra lunedi’ e martedi’ la racconta Vecchi.’Abbiamo tre livelli di allarmi di sicurezza per fare fronte a tutti gli imprevisti e quella notte e’ scattato il protocollo piu’ alto che prevede il mio intervento- spiega – Nel giro di pochi attimi sono arrivato nella sala dove avevano portato il ragazzo, era senza conoscenza e lo avevano messo su una sdraio’. Vecchi lo fa sdraiare per terra, gli fa piegare gomito e una gamba. ‘No, non ho fatto alcun corso di Pronto Soccorso ma 11 anni a contatto con queste situazioni valgono molto di piu’ – ammette – Ogni sabato o prefestivo ci sono tra le 1500 e le 1800 persone, capita 4 o 5 volte all’anno che dobbiamo chiamare l’ambulanza per ragazzi che si sono sentiti male dopo essersi drogati o ubriacati, ma finora tutto si era risolto con una corsa all’ospedale e ovviamente i loro nomi sono finiti nella lista nera di quelli che al Bolgia non entreranno più’.
Neppure 20 minuti dopo e arriva l’ambulanza. ‘Sono stato io a chiamarla spiegando al 118 che gli amici del ragazzo avevano detto che aveva preso qualcosa, forse ecstasy – continua il proprietario – A proposito dei suoi amici, si sono dileguati tutti quasi subito, nessuno ha seguito l’ambulanza, nessuno si e’ offerto di stargli vicino’. I sanitari praticano due iniezioni a Nakky, riescono a stabilizzarlo e lo portano via.
‘Ero convinto che sarebbe ripreso – confida Vecchi – Non riesco a darmi pace per come sia impossibile far capire a questi giovani quanto sia pericoloso drogarsi, bere, correre in auto:ho preso parte a iniziative con il comune, spendo 3 o 4 mila euro al mese per servizi navetta, mando il mio personale alla stazione vicina per garantire che i ragazzi ripartano all’alba senza problemi, finanzio borse di studio’. ‘Nel locale ho 100 dipendenti, 30 addetti alla sicurezza, tutti addestrati a tenere gli occhi aperti, a cogliere ogni minima irregolarita’ – dice sconsolato – ma per loro, i ragazzi, sembra quasi una sfida, si nascondono la droga anche negli slip’.
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