A scuola con la pistola, presa da casa all’insaputa del padre, per difendere l’amica lasciata dal fidanzato. Voleva lavare l’onta di quell’abbandono, e far vedere ai compagni che lui non scherza, il sedicenne denunciato per porto abusivo d’armi al Tribunale dei minori di Torino. Una vicenda sulla quale e’ intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che parla di un fatto "certamente grave". E invita a "riflettere sul perche’ avesse quell’arma".
La storia assomiglia a quelle degli Stati Uniti, dove la presenza delle armi e’ una vera e propria piaga anche tra i piu’ giovani. E invece si svolge a Ivrea, poco piu’ di 23 mila anime nella tranquilla provincia torinese, in un istituto professionale come tanti. Igor, il nome e’ di fantasia, e’ "un ragazzo tranquillo, che non ha mai dato problemi disciplinari", come lo descrive la preside, Daniela Cappelletti. Raggiunge la cittadina dove studia in treno. Alla stazione incontra alcuni compagni, tra cui quel ragazzo che tanto aveva fatto soffrire l’amica.
La calibro 38 e’ carica, ma resta infilata nei pantaloni. La spacconata basta pero’ a spaventare, e non poco, i coetanei, che denunciano l’episodio alla polizia. Gli agenti intercettano il giovane a scuola, nella sua classe. Dalla perquisizione dello zaino salta fuori la pistola a tamburo e, in mezzo ai libri, una quindicina di proiettili e cinque coltelli. Armi regolarmente detenute dal padre dello studente, ignaro che le avesse prelevate dalla cassaforte di casa, in cui erano custodite.
"Se un ragazzo, minorenne o maggiorenne che sia, si trova con un’arma carica a disposizione – aggiunge il ministro Giannini – il problema sono le circostanze che gli hanno permesso di averlo e non tanto il luogo in cui si trova, la scuola", che – sottolinea – puo’ considerarsi "senza dubbio" un luogo sicuro.
Anche dai tentativi di sequestro, come quello denunciato da una giovanissima studentesse delle Medie, undici anni appena, a Borgaretto, nel Torinese. I carabinieri hanno appurato che si e’ trattato di una bugia, per evitare una interrogazione di musica. Ma il caso e’ finito sui social e, di Whatsapp in Whatsapp, e’ diventato virale. Tanto che una coetanea di Caselle Torinese, a una manciata di chilometri di distanza, ha raccontato alla madre di essere stata avvicinata da una Fiat Punto nera, mentre andava a scuola, e di essere stata anche lei vittima di un tentativo di sequestro. Anche questo, pero’, era inventato.
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