Ci sono migliaia di bambini che non sarebbero mai nati se gli assurdi divieti imposti dalla Legge 40 del 2004 non fossero stati fatti a pezzi dal coraggio di alcune persone, mamme che hanno deciso di non rassegnarsi all’alternativa tra rischiare un aborto e rischiare di trasmettere la propria malattia al figlio.
Ecco perché il loro sogno – diventato realtà grazie all’azione legale dell’Avv. Filomena Gallo, segretario di Associazione Luca Coscioni e a altri colleghi con anche le associazioni di pazienti- e la loro storia meritano di essere raccontati.
La prima a scrivere all’Avv. Gallo fu Claudia – moglie di Maurizio – una giovane donna che nel giugno scrisse: “Io sono talassemica, una malattia genetica che costringe a effettuare mensili trasfusioni di sangue per tutta la vita, con il conseguente emergere di altre patologie legate o comunque correlate ad essa. Il problema è che ora a Cagliari, città in cui vivo, non è ancora possibile effettuare la diagnosi preimpianto per me che sono malata e con un marito portatore sano della stessa patologia. Quindi se io decidessi di avere un bambino il rischio di trasmissione sarebbe del 50%. Vorrei tanto diventare mamma, e vorrei farlo cercando di preservare il mio bambino da un dolore che conosco. La vita è già di per sé poco generosa”.
La battaglia si concluse nel 2012 con un’ordinanza rivoluzionaria che affermò il diritto di effettuare un esame diagnostico per prevenire la talassemia. Per la prima volta la decisione giudiziaria affermava che l’indagine andava fornita direttamente dall’ospedale o tramite una struttura convenzionata imponendo all’azienda sanitaria locale di eseguire la diagnosi preimpianto.
Dopo tre tentativi di fecondazione e due aborti, nel 2016 arrivò la gravidanza, due bellissimi gemelli, che potranno vivere senza doversi sottoporre a trasfusioni. La decisione di Cagliari segnò un punto importante a favore dell’equità dell’accesso alle cure.
Nello stesso periodo si rivolsero all’Avv. Gallo e ad Associazione Luca Coscioni – realtà di riferimento nella tutela delle libertà civili – anche altre coppie, fertili e con problemi cromosomici e genetici, ai quali la strada della diagnosi preimpianto era vietata perché non erano infertili, quindi non avevano i requisiti per accedere alla fecondazione assistita.
Con le coppie sterili abbiamo combattuto per accedere alla donazione di gameti in Italia, un primo procedimento con incidente di costituzionalità sul divieto della legge 40 dal Tribunale di Firenze, seguito da altri due procedimenti con altri collegi giuridici a Milano e Catania e poi finalmente nel 2014 la dichiarazione di incostituzionalità del divieto.
Di fatto, la Legge 40 non li riteneva abbastanza sfortunati da essere aiutati dalla medicina. Nonostante alcune pronunce di Tribunali, riferite a singoli casi, che ordinavano l’accesso alla procreazione medicalmente assistita. Oggi Valentina e Fabrizio, Maria Cristina e Armando e tutti gli altri sono tutti genitori…
La legge 40 oggi è diversa ma per assicurare il diritto umano alla maternità, a molte altre mamme in futuro, l’accesso alle tecniche di Fecondazione Assistita:
• Deve essere garantito a tutti dal sistema sanitario nazionale, ed essere inserito fra i Livelli Essenziali di Assistenza, inclusa la Diagnosi Pre impianto.
• Il limite di età per accedervi dovrebbe essere stabilito dal medico per ogni singolo caso,
• La proposta nel servizio pubblico di tariffe idonee, con inclusione dei rimborsi per i donatori gameti;
• La stesura, nel settore privato, di un tariffario unico, con la possibilità di beneficiare di convenzioni dove il pubblico non riesce a coprire il fabbisogno.
Tutto ciò per i piccoli bimbi che la legge non desiderava portare al mondo e per tutti gli altri, in trepidante attesa dell’arrivo della cicogna.