Come mai un presidenzialista convinto, da destra, voterà no al prossimo referendum del 4 dicembre? Semplice. Perché il presidenzialismo in questa riforma non è contemplato. Si è pensato invece, e con approssimazione, di buttarci dentro un po’ di tutto, con il risultato di avere per le mani non soltanto un pastrocchio legislativo, così come lo hanno epitetato numerosi Presidenti emeriti della Consulta di aree diverse. Ma di produrre un mostro giuridico che produrrà più danni che benefici, si veda conflitti di attribuzione, Senato multiforme e composto da sindaci e consiglieri che faranno i senatori part time.
Sarebbe bastato mettere mano davvero agli articoli della Costituzione da modificare mentre Renzi e Boschi hanno toccato 47 articoli della Carta peggiorando il tutto e mortificando il voto all’estero, su cui è utile dire due cose.
La prima è che con il nuovo Senato scompariranno anche i senatori eletti all’estero: i nostri connazionali già gravati del peso di ambasciate e consolati chiusi, tagli orizzontali a dotazioni e infrastrutture, perderebbero anche chi li rappresenta. In secondo luogo l’intenzione del Premier di usare il motto “o la riforma o il caos” fa solo un danno ai nostri affari, anche a quelli di chi dalla mattina alla sera si fa in quattro per promuovere il made in Italy.
Al Paese per essere competitivo serve una giustizia più rapida e certa; un sistema che faccia rete tra imprese, università e filiere; una minore tassazione per chi fa Pil e non sommerso. E non certo una riforma truffa come quella a cui voteremo no.
*Segretario Generale CTIM
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