Un programma tv di Beppe Grillo? "Come comico l’ho sempre trovato eccellente". Così Gianni Minoli in una intervista a Panorama nella quale sostiene che il premier non sta affrontando la questione del servizio pubblico: "Il primo a non saperlo è proprio Matteo Renzi che continua a parlare solo di governance e non della sua mission. Parla in compenso molto di internalizzazione. Dimenticando forse che questa parola significa investire tonnellate di soldi in fiction, documentari, cinema e Rai internazionale. Rammento inoltre che oggi il nostro budget internazionale è di 2 milioni e mezzo di euro. Contro i cento milioni dei francesi e i cento dei russi. Insomma o le parole si vestono da fatti oppure rimaniamo sempre nella palude del fantasioso storytelling".
"La Rai – aggiunge Minoli – è la mia storia. Star zitto davanti all’apocalisse è dura. Lasciami dire che le reti sono davvero superate. La programmazione televisiva dovrebbe essere organizzata per cinque fasce orarie. Si potrebbe così specializzare l’offerta dei programmi guardando a un target di pubblico preciso, come in tutti i network del mondo. Le news dovrebbero attraversare il tutto come un flusso continuo, dove i tg sarebbero solo l’approfondimento". E sostiene anche che i talk show sono la tomba della politica: "E’ ora che gli editori paghino i loro ospiti misurando il successo dei loro ascolti. I partiti manderebbero in video professionisti con i fiocchi, garanzia di ottima pubblicità, invece che portaborse sfiniti dalle misere girandole televisive".
Con Panorama, Giovanni Minoli, che Berlusconi aveva indicato alla presidenza di Viale Mazzini, commenta le nomine Rai: "Siamo davanti a un evento epocale per la Rai. Perché sia il direttore generale Campo Dall’Orto sia la presidente Maggioni conoscono il prodotto. Cioè sanno davvero bene che cos’è la televisione. Insomma, dopo lustri che hanno visto su quelle poltrone uomini della politica e della finanza, i professori di scienze e signore di banca, ecco finalmente la sicurezza che la parola Ampex non potrà più essere scambiata dai prescelti come la marca di una supposta".
E di sé dice: "Minoli è narciso, prepotente e dice quello che pensa". E definisce così la Rai: "Una balena spiaggiata che ha perso la rotta. Attaccata più volte da orche feroci è comunque sopravvissuta. Oggi però è moribonda… Quindi i nostri eroi dovranno fare in fretta a riportarla in acque sicure. Sei mesi di tempo altrimenti le orche della burocrazia mangeranno anche loro", "quando Sergio Marchionne è arrivato a Torino, la Fiat boccheggiava. Bene, lui ha frugato negli archivi di quella prodigiosa azienda e ha ripescato l’auto simbolo degli anni Cinquanta: la 500. L’ha ripensata e con lei ha conquistato la Chrysler. Marchionne ha creduto nella centralità del prodotto e ha vinto. Se gli uomini della Rai avessero lo stesso credo, i programmi tornerebbero a essere figli della Rai e non figliastri di società esterne che oggi producono al 70 per cento il ‘prime time’ della tv nazionale. Dunque i 15 mila uomini di viale Mazzini sono solo signori di apparato. Perfino la Bbc ha licenziato chi non pensava televisione ma numeri e procedure!".
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