Gli attori prima di tutto. Sono loro a rendere unica l’atmosfera di ‘L’astice al veleno’, trasformando la commedia di Vincenzo Salemme in una riflessione sul senso del Natale. E, soprattutto, dei sogni. Quando il sipario si chiude è impossibile non canticchiare il motivetto “Sogna” che saluta il pubblico intento a raggiungere l’uscita.
‘L’astice al veleno’, commedia in due atti scritta e diretta da Salemme, in scena al Teatro Olimpico fino al prossimo 4 dicembre, basa la sua narrazione su una trama semplice, seppur arricchita da un finale a sorpresa che ribalta ogni ruolo e svela il senso reale di ogni personaggio. La vera forza della storia sono i personaggi e l’interpretazione che ne danno gli attori, dalla tormentata protagonista al semplice fattorino, dalla lavandaia alle altre statue animate che tentano invano di elargire saggi consigli.
Importante e commovente, inoltre, il richiamo a Napoli e il monologo di Salemme sull’amore e sulla ragione che, in realtà, serve solo a mantenere il controllo dei propri sentimenti. Di fronte a una platea numerosa e divertita, l’autore e regista alterna comicità, musica e balli. Il pubblico è coinvolto in prima persona, viene interpellato e diventa parte di scene metateatrali che, se fossero state concordate, non sarebbero riuscite così perfettamente.
Lo spettacolo di Salemme torna nello stesso teatro dove, già lo scorso anno, aveva registrato 30mila spettatori. Un successo che si è esteso anche al resto della tournée, terminata dopo più di 130 repliche ed oltre 110.000 spettatori.
È lo stesso Salemme a raccontare la trama. “Una commedia brillante e romantica la cui protagonista è un’attricetta, Barbara, amante addolorata e delusa del regista dello spettacolo che sta provando, il quale è però un inseparabile ammogliato. Gustavo invece è un pony express che consegna pacchi dono per il Natale imminente. La vicenda si svolge il 23 dicembre, nel teatro dove Barbara deve debuttare”.
"In scena ci sono anche quattro figure molto particolari, le statue raffigurate nella scenografia: una lavandaia del cinquecento, uno scugnizzo di Gemito, un poeta rivoluzionario tratto dal Regno delle Due Sicilie, un “munaciello”, figura mitologica dell’iconografia popolare napoletana, che si esprime come un primitivo. Barbara, bellissima donna ma molto suscettibile e sognatrice, parla con le statue inanimate che nella sua fantasia prendono vita. Solo lei (e il pubblico in sala) le vede vivere. Sono come gli amici immaginari dei bambini.
Quando arriva Gustavo, col costume di Babbo Natale per consegnarle il dono di una ditta teatrale, anche lui vede muoversi le statue. È segno inequivocabile che tra i due c’è molto in comune. Peccato che Barbara abbia un piano diabolico: per mettere fine alla sua relazione con il regista adultero lo invita a una cenetta a lume di candela in teatro per avvelenarlo con un vino al cianuro di potassio e poi togliersi la vita. L’arrivo di Gustavo complica le cose perché le statue gli impediscono di uscire dal teatro in modo che la sua presenza renda impossibile il piano omicida di Barbara. Il tutto condito dalle incursioni di un astice vivo da cucinare ma che nessuno ha il coraggio di ammazzare”
L’astice al veleno è una commedia di Vincenzo Salemme, con Benedetta Valanzano, Maurizio Aiello, Antonella Morea, Nicola Acunzo, Antonio Guerriero, Domenico Aria, Giovanni Ribò. Costumi di Giusi Giustino e musiche di Antonio Boccia. Lo spettacolo rimarrà in scena al Teatro Olimpico, a Roma in piazza Gentile da Fabriano 17, fino al 4 dicembre. Per info e biglietti: 06.32.65.991 – biglietti@teatroolimpico.it – www.teatroolimpico.it
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