Chiariamoci. Due schiaffoni servivano, di certo, anche per richiamare all’ordine chi sta affossando, politicamente, l’Ue. Ma solo chi è davvero europeista sa come criticare l’Ue per renderla più forte e non per darle il colpo di grazia.
FederazionEu è il titolo scelto per il nuovo numero di Prima di Tutto Italiani, foglio targato CTIM, dopo il referendum inglese sul Brexit.
Che a Bruxelles le istituzioni, le politiche e i politici non funzionino a dovere è un dato – si legge nel fondino di apertura – . Ma che qualcuno intenda cavalcare l’onda ammazza-Europa solo per un proprio tornaconto elettorale è folle per due motivi. Non sarà certo tornando agli stati nazionali, con mura di cinta e pedaggio doganale, che si saneranno le mille e più deficienze di un continente trainato dai desiderata di Berlino.
Anzi, a trarne vantaggio saranno tout court i colossi che faranno di noi un sol boccone. La chiusura, se di chiusura si vuol parlare, bisognerebbe riservarla a quelle pseudo riforme che arrecano danni al vecchio continente, come l’inserimento della Cina tra le economie di mercato, l’acquisto di olio tunisino senza dazi a scapito dell’extravergine italiano, o le mille scatole di parmigiano farlocco che gironzolano per i supermercati non italiani. Ma per realizzare davvero i cambiamenti che facciano del bene a tutti gli Stati membri non si può essere soddisfatti per la picconatura inglese di cui in molti si stanno già pentendo.
Giulio Andreotti dopo l’unificazione tedesca disse: “Amo talmente la Germania da preferirne due”. Oggi chi ama, anche da destra, l’Europa, dovrebbe tifare per un patto tra i fondatori che sani le ferite con, ad esempio, fine del fiscal compact, più trasparenza nelle banche centrali, elezione diretta del numero uno della commissione, (veri) poteri ad hoc ai commissari, dimezzamento degli eurodeputati. Tanto per cominciare.
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