Dal 20 Aprile nelle sale il nuovo film di Woody Allen “To Rome with love”, con Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penelope Cruz, Judy Davis e molti altri. Il sospetto era sorto in anticipo: troppo pubblicizzato, troppo osannato, troppo discusso. Troppo rispetto al suo predecessore “Midnight in Paris”. È vero, questa volta il film è ambientato in Italia, a Roma, ed ha catturato di più la nostra attenzione e quella dei critici. Guardandolo però ci si rende conto che, lungo i centoundici minuti di proiezione, l’unico interesse che possiamo riporvi è destinato alla curiosità di veder collaborare insieme un discreto staff di attori americani e italiani, Penelope a parte. Oltre che le bellissime riprese di una capitale dall’atmosfera misticheggiante, tutta intrisa dei colori di una calda estate italiana.
Più deludenti sono le storie di cui ci parla il vigile urbano di Piazza Venezia in apertura che sembrerebbe volerci ricordare Alberto Sordi. Una coppia di sposi di Pordenone, insicuri, ma che si tradiscono con una facilità esasperante per poi riuscire a far finta di niente e scoprire che la vita della metropoli non fa per loro. Un’altra coppia, questa volta di fidanzati che rischiano di perdersi per colpa di un’amica banalmente ed insulsamente attraente. Più simpatica è la metafora del successo facile inscenata da un Benigni capace come sempre di essere attore. Interessante anche la parte di Woody, nella sua classica goffaggine, che porta al successo un cantante lirico il quale riesce ad esibirsi soltanto in doccia.
Insomma, metafore e allegorie troppo sottili, troppo superficiali per restarci nel cuore o almeno per stimolare una riflessione, anche la comicità è come intrappolata in un’ironia esageratamente sottile per essere gradita dal pubblico italiano, il quale per ridere come per piangere ha bisogno di molta sfacciataggine e di meno delicatezza. Abbiamo gradito la comparsa di Ornella Muti e di Riccardo Scamarcio che rappresentano due generazioni di cinema italiano molto diverse fra loro, ma nonostante questo ci sembra davvero impossibile poter narrare Roma con tutta questa leggerezza. Le storie della città eterna, nel bene o nel male,hanno una profondità molto diversa da quella che ci ha raccontato Woody.
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