Voto degli italiani all’estero ancora messo sotto accusa, proprio mentre si stanno svolgendo oltre confine le elezioni e gli italiani nel mondo stanno già votando. Ma la legge Tremaglia è finita sul banco degli imputati e così mercoledi’ prossimo la Corte Costituzionale decidera’ su una questione che coinvolge un bacino di 4,3 milioni di voti.
Tutto parte per iniziativa del Tribunale di Venezia, che ha fatto propri i dubbi posti in un ricorso dal consigliere regionale Antonio Guadagnini e da un veneziano residente in Slovacchia, Pier Michele Cellini, e li ha girati alla Consulta.
Per Guadagnini la legge ‘incriminata’, con le schede inviate per posta, mette in mora il principio di segretezza e personalita’ del voto.
Il tema verrà dibattuto durante una udienza straordinaria, convocata prima delle elezioni per mettere in sicurezza ogni tipo di decisione.
L’Avvocatura dello Stato, che difenderà la legge per conto della Presidente del Consiglio, ha la grande volontà di dissipare la nebbia che avvolge in qualche voto il voto dei connazionali residenti oltre confine.
Vincenzo Nunziata, vice Avvocato generale, punterà proprio su una sorta di “rivisitazione” del principio di segretezza del voto, secondo quanto anticipato dalla agenzia Ansa. Che significa? Forse quel principio, inteso per tanto tempo dagli Stati come “baluardo di libertà”, oggi forza non è così valido. Di più: talvolta gli Stati, spiega Nunziata, “rinunciano a una tutela piena del voto segreto per garantire maggiori spazi partecipativi dei cittadini”. Ecco che, vista così, cambia la prospettiva.
Gli italiani residenti all’estero non sono italiani di serie B e intendono partecipare alla vita del Paese eleggendo dei propri rappresentanti a Roma. Parlava di “illegittimità” del voto estero significherebbe anche creare “un vuoto normativo” che a quel punto metterebbe il voto estero in serio pericolo. Forse è proprio quello a cui punta qualcuno, eliminarlo una volta per tutte.