Pino Mangone, detto Pinella. Lo conoscete? Ne dubitiamo. Eppure da oggi il suo nome verrà ricordato come quello del pentastellato che su Facebook si è fatto i selfie con pacchi di plichi elettorali in mano.
E bravo Pino, si è dato da fare lui a raccogliere schede. In una foto sette buste elettorali, tutte “tagliandate” Movimento 5 Stelle. Nell’altra immagine le buste sono molte di più, ne abbiamo contate almeno venticinque. Tutte in bella mostra, anche queste tutte targate M5S.
Se con sette plichi elettorali si può pensare a una famiglia numerosa, con venticinque il discorso è assai diverso.
Da dove arrivano quelle schede? Chi le ha dato a Pino Mangone? E perché sono tutte tagliandate Movimento 5 Stelle? Le ha votate tutte lui, Pinella? Potremmo andare avanti. Gli interrogativi sarebbero molti altri ancora.
Sulle buste si legge “Consolato Generale d’Italia”. Le foto sono state postate da Pino Mangone in persona sulla pagina Facebook del candidato azzurro Alessandro Zehentner, ripartizione estera Europa, tra i commenti alle recensioni.
Ogni volta la stessa storia. Ogni volta, ad ogni elezione all’estero. Dal 2006, poi nel 2008, ancora nel 2013 e adesso, 2018. Sempre le stesse segnalazioni di irregolarità, sempre le stesse denunce, gli stessi rumors che parlano di schede comprate a 5, 20, 50 dollari. Ancora rumors che raccontano di schede stampate e già votate che verranno sostituite a quelle originali nel momento giusto. Ad ascoltare tutte le voci di irregolarità che ruotano intorno al voto estero c’è da impazzire.
Ciò che è certo è che Pino Mangone, fan sfegatato di Giggino Di Maio, almeno venticinque schede le ha messe in cassaforte. Poi chissà, c’è ancora qualche giorno per votare, forse fa in tempo a recuperarne altre. La caccia alle schede non è ancora finita.