Vitalizi (la definizione è più mediatica, visto che l’istituto è stato cancellato dal governo Monti) addio. Dopo oltre due anni di “gestazione”, con 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti, passa alla Camera la proposta di legge che cancella quell’odiato privilegio. Ora l’ultima parola spetta al Senato.
La riforma, che porta la prima firma del deputato e responsabile Comunicazione del Pd, Matteo Richetti, partirà dalla prossima legislatura; la novità principale introdotta è l’adeguamento delle pensioni parlamentari alle norme introdotte dalle ultime riforme, soprattutto quelle della legge Fornero.
PENSIONI – I trattamenti pensionistici di chi ha svolto il ruolo di deputato o senatore della Repubblica saranno adeguati al sistema contributivo e non piu’ al retributivo. Un primo, sostanziale cambiamento era gia’ avvenuto durante il governo Monti, nel 2012, ma erano stati esclusi i parlamentari. Se il testo passasse in via definitiva anche al Senato sara’ cancellata definitivamente la discrasia.
ETA’ La seconda importante riforma introdotta e’ quella dell’eta’ minima a decorrere dalla quale un ex deputato o senatore ricevera’ l’assegno pensionistico. Fino ad oggi il trattamento partiva a partire dal compimento del 65esimo anno di vita. Con le nuove norme, invece, rispettera’ i limiti imposti dalla legge che porta il nome dell’ex ministro, Elsa Fornero.
GESTIONE – Non sara’ piu’ affidata all’Inps, come prevedeva in origine la proposta di legge di Richetti, ma nell’iter parlamentare e’ stato stabilito di lasciarla ancora nelle mani delle rispettive Camere di appartenenza, quelle a cui sono stati versati i contributi durante gli anni di mandato.
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