Disponibile all’ascolto, propositivo, proiettato nel futuro. Così ci è apparso il viceministro degli Esteri Mario Giro, che durante la sua visita istituzionale a Santo Domingo ha voluto incontrare alcuni esponenti della comunità italiana. L’incontro è stato organizzato dal Comites nella sede della Casa de Italia, Zona Colonial. Giro, a torto o a ragione, per molti è colui che ha chiuso l’ambasciata d’Italia in Repubblica Dominicana, anche se non tutti la pensano allo stesso modo. Certo è che, come sottolineato da Flavio Bellinato sulle pagine di questo quotidiano online, durante l’incontro con gli italiani non c’è stata alcuna contestazione, come se la notizia di riapertura della sede diplomatica tricolore abbia già calmato gli animi dei nostri connazionali. Tant’è.
Giro, una volta presa la parola, ha esordito parlando di Venezuela e della grave crisi che vive il Paese sudamericano: “Dal Venezuela sono andate via circa 2 milioni e mezzo di persone negli ultimi anni. Tra queste, anche tanti italiani che scappano dalla crisi”, ha sottolineato, per poi continuare: “Arrivo da Caracas, dove sono stato per la quinta volta. Fin dall’inizio si è capito che Caracas avrebbe rappresentato un problema. Lì ho visto lunghissime file per poter acquistare un pezzo di pane, lì scarseggiano le medicine. A ciò che sta accadendo in Venezuela andrebbe data molta più importanza, anche da parte dei media. Da parte mia, insisto continuamente con i giornali italiani, spiego l’importanza di parlare del tema. Chiedo di farlo anche a ItaliaChiamaItalia. E mi auguro che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, presto faccia dichiarazioni sul Venezuela”.
Il viceministro poi ha parlato delle difficoltà della Farnesina, che si è vista ridurre i fondi negli ultimi anni ed è stata costretta a chiudere diverse sedi diplomatiche e consolari. “Pensate che l’Italia ha circa 150 diplomatici… La Francia tremila. Nella legge di Stabilità abbiamo cercato di ottenere più posti, più gente che possa stare in contatto con i connazionali. Vorremmo aumentare le risorse a disposizione, ma su questo si discute ancora a Roma. Noi ereditiamo questa situazione dal governo Monti che con la sua spending review ha imposto tagli pesanti. Ma Renzi sta girando la nave, sta cambiando rotta. Certi tagli con il governo Renzi sono finiti. Dunque al nostro premier va certamente riconosciuta l’inversione di tendenza”.
Mario Giro si è dimostrato molto sensibile alle dinamiche dell’emigrazione: abituale lettore dei media legati al mondo degli italiani all’estero, è attento lettore del nostro ItaliaChiamaItalia e lo si è capito durante il suo intervento.
Parlando di Repubblica Dominicana ha affermato: “A Santo Domingo gli imprenditori sono molto attivi, sanno cosa significa il rischio imprenditoriale. La chiusura dell’ambasciata italiana della RD? Non vorrei parlare del passato. Dico solo che la ragion di Stato, di cui ha parlato il presidente del Comites, Paolo Dussich, prevale su qualsiasi altro aspetto seppure importante. E va preservata. Alla fine ciò che succede nelle ambasciate italiane di tutto il mondo ci si appiccica addosso. Spesso come italiani ce lo dimentichiamo. E quando il nostro Stato è messo in ridicolo siamo messi in ridicolo anche noi”. Dunque, sempre con il desiderio e la volontà di guardare al futuro, “penso che con questo governo abbiamo in qualche modo ricominciato a stringere rapporti tra Italia e America Latina, che secondo me è il continente più abbandonato dal punto di vista istituzionale. Così abbiamo organizzato una missione insieme a Renzi in Cile, Perù, Colombia, Cuba. Erano due anni che non accadeva una cosa del genere”.
Giro vorrebbe vendere la sede dell’ambasciata italiana a Santo Domingo, quella di Gazcue per intenderci, considerata non più all’altezza di rappresentare l’Italia nella Repubblica Dominicana. “E’ una mia idea”, ha detto, “vedremo”.
Il viceministro ha parlato anche dell’importanza di diffondere e promuovere nel mondo la lingua italiana, la nostra cultura. “Ho voluto gli Stati generali della Lingua Italiana nel Mondo. Abbiamo ricevuto il saluto del presidente Renzi e del presidente della Repubblica Mattarella. Penso che la lingua italiana possa essere vettore di successo nel mondo, ma anche un business possibile. Pensate che l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, oltre due milioni di stranieri studiano la lingua italiana. E allora credo che dovremmo puntare sulle scuole di italiano. Su questo vogliamo investire di più e chiediamo di investire di più anche ai privati”.
L’esponente della Farnesina ha toccato anche il tema dei servizi consolari: “Bisogna farli funzionare meglio, in modo che turisti e imprenditori si sentano rassicurati dalla nostra amministrazione”.
Il viceministro sul referendum costituzionale: “Passare da un sistema bicamerale perfetto a un sistema monocamerale è importantissimo per rendere l’Italia più veloce e moderna, proiettata nel futuro. Meno politici che si parlano addosso e più efficienza. Tutto il resto è secondario. Renzi è giovane, dinamico, entusiasta. Per lui l’Italia di oggi va cambiata, va resa più snella, più semplice. Penso abbia ragione. Oggi il mondo è molto più rapido. Questo va contro le nostre abitudini. Ci siamo abituati a governi di coalizione, dove nessuno mai usciva del tutto sconfitto dalle elezioni. Oggi è il momento di avere meno liturgie burocratiche e una amministrazione più veloce. Questo incontra molti freni. Noi siamo restii a cambiare noi stessi, ma dobbiamo farlo. E’ davvero ora di avere un sistema più efficace, per competere in un mondo che corre sempre più rapidamente”.
L’INTERVISTA A ITALIACHIAMAITALIA Con l’occasione abbiamo rivolto alcune domande specifiche al viceministro Mario Giro. Gli abbiamo chiesto, per esempio, quale fossero le intenzioni del governo per ciò che riguarda la tassa di 300 euro imposta ai discendenti di italiani per poter richiedere la cittadinanza italiana. Soldi che vanno a finire nel bilancio statale, a Roma, e che invece – anche secondo alcune proposte di legge presentate in Parlamento da diversi eletti all’estero – sarebbe meglio utilizzare per rafforzare la rete consolare e migliorare i servizi consolari per l’utente finale. “Una proposta che io appoggio”, ha risposto Giro, che ha rilanciato: “Vorrei che anche i soldi dei visti rimanessero in carico alle ambasciate”.
Sul referendum costituzionale, che vede i no in vantaggio in tutti, o quasi, i sondaggi: “Sono ancora ottimista. Conto molto sul voto all’estero. E’ la volta in cui il voto all’estero si può fare veramente sentire. Un voto italiano che ha esperienza di mondo. Molto del no è anche dovuto a uno spirito di chiusura provinciale. Gli italiani nel mondo ci possono aiutare molto in questo senso”. Perché votare sì al referendum? “Per avere un Paese più al passo con i tempi, meno perso nelle liturgie stanche di una vecchia politica, che oggi non hanno più senso. Serve un paese capace di rispondere al cittadino più rapidamente”.
La riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana: “Mi sono molto interessato di questa cosa con alcuni parlamentari eletti all’estero. Sarebbe giusto riaprire i termini. Il vero problema è che al ministero dell’Interno e a quello delle Finanze ci chiedono di quantificare: quanti potrebbero essere gli italiani in questa situazione? Stiamo cercando di ottenere almeno una stima di quanti potrebbero essere”.
Legge Tremaglia? “Non la cambierei per ora, e manterrei la circoscrizione estero”.
Se passasse il referendum verrebbero eliminati i sei senatori eletti all’estero presenti oggi a palazzo Madama. Questo dà la possibilità a qualche eletto oltre confine di dire no alla riforma. Lei come risponde? “Tutti i partiti avranno una diminuzione in questo senso. Non penso cambierà la forza degli italiani all’estero, solo che si concentrerà alla Camera. Abbiamo bisogno di un Senato che faccia un altro mestiere, che pensi ai territori. Qualche eletto all’estero aveva persino proposto di raggruppare gli eletti all’estero in Senato, io penso sia molto meglio che stiano nella Camera dove possono davvero contare a fare la differenza”.
Se dovesse vincere il no cosa succederà? “Ritorna la vecchia Italia, quella di sempre, quella del nessuno vince nessuno perde. Non sarà una catastrofe, ma sarebbe un film già visto che non vorrei rivedere”. Se dovesse perdere il referendum, Renzi che fine farà? “Non lo so, questo bisognerebbe chiederlo a lui”.
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