Da quando Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti, il “sogno americano” che ha caratterizzato il Novecento e ha indotto grandi masse ad attraversare l’oceano sotto la spinta di speranze e di ottimismo, sembra stia diventando un incubo.
Non c’è pace sotto il cielo americano: rispuntano nuvoloni neri che consideravamo spariti. Parole come razzismo e schiavismo diventano attuali e tornano a provocare conflitti nei luoghi più colpiti dalla Storia e dalle guerre di secessione.
In un delirio distruttivo certamente figlio della politica suprematista che Trump ha sfoderato come una spada nella sua campagna elettorale, non si guarda al futuro ma al passato, e si riaccende la violenza dei tempi più bui della storia americana.
Le vittime sacrificali del nuovo sfrenato americanismo sociale e culturale sono i simboli considerati nemici del popolo bianco e i personaggi storici “stranieri”. Ne fa le spese anche il nostro Colombo che ancora una volta viene preso di mira dai più accesi nostalgici di tempi superati dalla Storia.
Un personaggio divisivo come Donald Trump non può che nuocere all’immagine del Paese simbolo della multiculturalità. La pentola adesso ribolle di odio e pregiudizio. E non basterà la cultura cosmopolita della Grande Mela a curare le ferite provocate dall’imbarbarimento generale. I germi dell’intolleranza attecchiscono pericolosamente dove c’è rabbia e ignoranza: fa male vedere che l’America di Trump non mostra alcuna volontà di sradicarli.
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