Tony Di Piazza è senza alcun dubbio una delle colonne dell’italianità negli Stati Uniti. Imprenditore, 65 anni, emigrato negli States dal 1966, attualmente è a capo di un’azienda immobiliare con interessi a New York e in Florida. E’ inoltre Chairman dell’Associazione Culturale Italiana di New York, che è anche il promoter del Festival della Musica Italiana di New York.
ItaliaChiamaItalia lo ha raggiunto telefonicamente per una chiacchierata.
Tony Di Piazza, come si vive negli States di Trump?
Direi che economicamente si vive bene e si continua sulla scia positiva dall’era di Obama.
Con Trump presidente è meglio o peggio di prima?
Credo sia molto peggio dal punto di vista sociale, perché è un personaggio che accentua le divisione e ne fa una fede politica per infuocare la sua base. Lo si vede anche dai suoi attacchi alle istituzioni, come quelli nei confronti dei vertici di CIA o FBI. Poi, certo, dipende anche dalla visione politica di ognuno.
Tu sei sempre stato un uomo di destra. Eppure Trump proprio non lo digerisci…
E’ vero. Anche se personalmente il mio orientamento politico è sempre stato di destra, io non ho appoggiato e non condivido la politica irresponsabile di Trump.
Beh, viva l’onestà intellettuale e chi ha il coraggio delle proprie idee. Dall’America, con quali sentimenti guardi all’Italia?
Anche se la mia vita ormai è pienamente basata qui negli States, le mie radici e il mio affetto verso l’Italia e i suoi valori sono la base della mia persona. Seguo con interesse la politica e tutto quello che è italiano, incluso lo sport e la mia squadra del cuore, l’Inter.
Cosa vuol dire per te, oggi, essere un italiano nel mondo?
Credo che gli italiani all’estero abbiano fortemente contribuito a creare quell’immagine di positività di cui l’Italia gode all’estero. Gli italiani ormai fanno parte integrante della società americana, ma in realtà vale lo stesso in tutto il mondo. Hanno saputo distinguersi nei vari settori della società e contribuire alla crescita dei Paesi ospitanti.
Dicevi che segui la politica italiana…
Sì, anche se a volte con un po’ di perplessità, per il modo confusionario con cui si svolge.
La legislatura in Italia è agli sgoccioli, tra poco si andrà a elezioni. Come italiano all’estero, in questi anni ti sei sentito “coccolato” o piuttosto abbandonato dai partiti di Roma?
Direi più “usato”. Certo, Mirko Tremaglia ha fatto del voto all’estero una battaglia personale. Ma è ormai chiaro a tutti che i rappresentanti eletti all’estero non rappresentano gli interessi di noi italiani nel mondo, ma solo quelli dettati dal partito al quale appartengono. Così alla fine non esiste un gruppo che davvero rappresenti i nostri interessi.
Come giudichi la presenza in Parlamento dei tre rappresentanti eletti nel Nord e Centro America?
Come dicevo prima, hanno in gran parte seguito i partiti di appartenenza e hanno fatto poco di concreto a favore degli italiani all’estero.
Dunque secondo te i tre eletti all’estero non sono riusciti in alcun modo a migliorare la qualità di vita degli italiani negli States?
Direi di no.
Secondo te quale forza politica conquisterà maggiori consensi nel Nord e Centro America alle prossime elezioni?
Difficile fare previsioni, ma credo che alla fine saranno i partiti di destra a prendere la maggioranza. I 5 stelle da soli non ce la faranno, la sinistra non è riuscita a dare una svolta di miglioramento per noi all’estero.
C’è sempre tanta voglia di Italia negli Usa?
Direi di sì, perchè il Made in Italy è sempre una garanzia di qualità e stile.
Spesso i giovanissimi tendono a integrarsi completamente nei Paesi che li ospitano, in cui magari sono nati, dimenticando le proprie origini. E’ comprensibile, tuttavia crediamo si debba sempre tenere presente le proprie origini. Ai tuoi figli e nipoti hai insegnato la lingua italiana?
Sì, certamente.
Dunque hai trasmesso loro la nostra cultura, i nostri valori?
Sì, i miei figli certo sono fieri delle loro origini e mantengono legami con famiglia e amici in Italia.
Facciamo un gioco. Siamo nella primavera del 2018, ci sono state già le elezioni, in Nord e Centro America abbiamo tre eletti all’estero. Cosa chiederesti loro, come prima cosa?
La prima cosa che dovrebbero fare è ridare la cittadinanza italiana a quegli italiani nati in Italia ma emigrati all’estero che l’hanno persa ottenendone un’altra.
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