Osserviamo impotenti ciò che accade in Venezuela e il nostro cuore si stringe e fa male. Non passa giorno che non arrivino dal Paese sudamericano notizie di scontri, feriti, morti.
Le proteste del popolo venezuelano contro il dittatore Maduro continuano, ma il governo reprime le manifestazioni con la forza, a colpi di manganello, sparando contro i manifestanti, uccidendoli.
Sono 60 le persone che hanno perso la vita nelle proteste in Venezuela dallo scorso primo aprile. Sabato scorso un manifestante è stato bruciato vivo a Caracas e Maduro ha accusato coloro che protestano contro di lui di averlo “linciato” solo perchè si era dichiarato ‘Chavista’, ovvero sostenitore del governo. Lo stesso giorno un attivista dell’opposizione è stato ammazzato.
Oggi sono stati uccisi altri due ragazzi. Uno aveva 18 anni, Yorman Bervecio, l’altro 19 e si chiamava John Alberto Quintero. Ammazzati durante le proteste antigovernative a Barinas.
A Sabaneta, la città natale di Chavez, una folla inferocita, scesa in piazza dopo l’uccisione dei due ragazzi a Barinas, ha dato fuoco alla casa natale di Chavez e alla sede locale della Guardia Nazionale. Secondo il quotidiano El Nacional “più di un centinaio di persone sono rimaste ferite da pallottole e oggetti contundenti” durante la giornata.
Il Paese sta scoppiando. Nel momento in cui scriviamo sono in corso saccheggi in diverse sedi di uffici statali, tra cui la Cne, l’autorità elettorale venezuelana. Tutto questo sta accadendo in Venezuela, mentre il mondo resta a guardare. E nessuno fa niente. Perché la verità è che, manifestazioni e appelli a parte, il popolo venezuelano è ancora da solo. Non ha il sostegno di nessuno, se non a chiacchiere.
Maduro si sta mangiando una Nazione intera, non può esistere dialogo con un dittatore. ItaliaChiamaItalia c’è e sosterrà chiunque porti avanti una battaglia chiara, forte, netta per fare in modo che l’Italia e il mondo si sveglino. Prima che sia troppo tardi. #SOSVenezuela, tocca a tutti noi fare la nostra parte.
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