Ma il referendum non era stato la Waterloo di Renzi e del Pd? Se si guardano i sondaggi degli ultimissimi giorni parrebbe di no: il Pd resta il primo partito italiano e anche la fiducia nei confronti di Renzi rimane forte.
“C’è una evidente cristallizzazione del quadro politico – spiega il sondaggista Nicola Piepoli in una intervista ad Italia Oggi -, di fatto dopo il voto tutto o quasi è rimasto come prima”, per “il fatto che il Partito democratico oggi in Italia è l’unico ad avere una classe dirigente forte, un seguito di popolo, una leadership, tutte cose che mancano ai suoi rivali, da Grillo a Salvini a Berlusconi. E davanti a una crisi economica che perdura implacabile la gente va da chi ha esperienza e leadership, tanto è vero che a Roma i 5 stelle, incapaci di muoversi, hanno perso il 4%”, “e a Roma, anche se è sempre stata la cosiddetta patria nazionale della destra, la gente non va neanche più a destra, ma va dal Pd. La destra non ha capi credibili”.
Piepoli sostiene quindi che “il vero vincitore del referendum è proprio il Pd che si è rafforzato” e che quel 60% di italiani che ha votato contro “non era contro il Pd e neanche contro Renzi in quanto tale, era un voto contro quello che lui sosteneva. Non è stato bocciato un partito, è stata bocciata una proposta politica”.
Piepoli conferma che M5s è sempre il secondo partito ma che “non è merito di Grillo, che non è una guida politica. Il voto è concentrato su un movimento dello scontento, è il movimento che attira le persone, non Grillo”. E Berlusconi? “Un conto è passare dal 12 al 13%, un altro dal 27 al 28. Sono due cose ben diverse. A Berlusconi manca il popolo; prima lo costruisca, poi potrà dire di essere un grande leader. Il popolo oggi sta col Pd”.
Per la Lega poi “siamo intorno al 12%. La Lega è mal distribuita a livello nazionale, è un sedicente partito nazionale, in realtà è solo un partito macro-regionale”.
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