Ci siamo chiesti tante volte, prima delle elezioni, se Matteo Renzi sia stato una meteora o meno. Oggi, dopo la batosta elettorale, dopo la seconda pesante sconfitta in un anno (la prima è stata in occasione del referendum) e dopo che la sinistra ha raggiunto il suo minimo storico, ogni dubbio è fugato: sì, Renzi è stato solo una meteora.
L’ex sindaco di Firenze, una volta al governo, ha iniziato lentamente a bruciarsi. Inesorabilmente, giorno dopo giorno, costantemente. Non gliene è andata bene una, all’interno del suo stesso partito gli hanno fatto la guerra pur di levarselo dai piedi. In tanti hanno poi mollato il Pd e portato pezzi del partito con sé. A cosa è servito? A indebolire il Pd e la sinistra italiana tutta. Bravi.
Di sinistra non sono mai stato e mai lo sarò. E’ per me una questione culturale, non ideologica. Da quelle parti nella maggior parte dei casi sono convinti che dobbiamo essere tutti uguali per forza, che se io mi spezzo la schiena lavorando e tu non fai nulla io ti debba mantenere (filosofia, questa, adottata anche dai 5stelle), che in Italia sia possibile accogliere tutti in maniera incontrollata perché altrimenti saremmo cattivi e razzisti. La sinistra è utopia. Tuttavia, dispiace vederla ridotta a brandelli, maciullata da un Renzi che ha deluso le aspettative, che ha peccato di presunzione e protagonismo, che non è riuscito a coinvolgere e a convincere fino in fondo.
Si sono concentrati su gay e immigrati clandestini, e hanno perso. A destra Matteo Salvini ha parlato agli italiani, ai lavoratori, ai disoccupati, ai giovani disperatamente alla ricerca di un futuro che non riescono a vedere: e così il leader del Carroccio si è portato a casa una valanga di voti e in certe zone dell’Italia ha portato la Lega da un 2% al 30%, raccogliendo risultati significativi anche in tante regioni del Sud (5 – 6%). Tanto di cappello.
Un Silvio Berlusconi più che mai incartapecorito, mentre rosica in quel di Arcore, circondato da sempre meno fedelissimi e sempre più badanti, a questo punto non può fare altro che prendere atto del risultato e organizzarsi per una lunga vacanza ai Caraibi, di quelle che durano per sempre. Il Cavaliere ci ha messo la faccia, con coraggio, ma è chiaro ormai che l’uomo non tira più come un tempo. Non esistono leader eterni, mi auguro che il Berlusca se ne sia finalmente reso conto e, semplicemente, si riposi.
Ripartiamo da qui, da una legge elettorale fatta coi piedi che ci fa piombare di punto in bianco nella prima repubblica. Vedremo quale sarà l’improbabile maggioranza che riusciranno a mettere in piedi, vedremo chi sarà disposto ad allearsi con chi. Nel frattempo, nei corridoi di Montecitorio inizia già a circolare il fantasma di nuove elezioni non troppo lontane nel tempo. Si potrebbe infatti tornare al voto molto presto, forse già ad ottobre, giusto il tempo di inventarsi una nuova legge elettorale. Personalmente credo che andare a elezioni di nuovo, dopo una campagna elettorale estenuante, sarebbe una sciagura per il Paese, che ha bisogno di stabilità e di riforme davvero ormai improcrastinabili. Ma potrebbe rivelarsi inevitabilmente l’unica soluzione possibile.