Care lettrici e cari lettori,
in questi giorni la Commissione esteri sta esaminando lo Schema di decreto legislativo recante disciplina della scuola italiana all’estero (Atto N. 383). Oggi, sono intervenuta durante la seduta comune delle Commissioni esteri e cultura della Camera per manifestare alcune perplessità sul testo del decreto in questione e proporre alcuni miglioramenti da inserire nel parere che la Commissione darà la settimana prossima.
Di seguito il testo integrale del mio intervento:
“On. Colleghi,
Ritengo opportuno fare una premessa prima di entrare nel merito dei contenuti dello schema di decreto legislativo sulle scuole italiane all’estero in discussione.
Come è noto, la legge sulla Buona Scuola ha introdotto anche una delega per il riordino delle attuali norme che riguardano le scuole italiane e la diffusione della lingua italiana all’estero, per realizzare un sinergico coordinamento tra i Ministeri interessati (MIUR e MAECI). Questo è stato l’ obiettivo, sia del mio emendamento, accolto nella legge 107, sia dell’ordine del giorno, da me presentato e approvato dal Governo e delle successive iniziative di legge, che ho presentato negli ultimi mesi ! E l’ho fatto proprio con lo spirito di mettere in moto un autentico confronto e un costruttivo dibattito tra le diverse posizioni, che dovranno trovare un minimo comun denominatore proprio nel dibattito parlamentare.
L’art.1 comma 180, 181 lettera h) recita:
“revisione, riordino e adeguamento della normativa in materia di istituzioni e iniziative scolastiche italiane all’estero al fine di realizzare un effettivo e sinergico coordinamento tra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca nella gestione della rete scolastica e della promozione della lingua italiana all’estero”.
Le materie indicate dalla legge e oggetto del decreto legislativo sono le esclusivamente seguenti
1) la definizione dei criteri e delle modalità di selezione, destinazione e permanenza in sede del personale docente e amministrativo;
2) la revisione del trattamento economico del personale docente e amministrativo;
3) la previsione della disciplina delle sezioni italiane all’interno di scuole straniere o internazionali;
4) la revisione della disciplina dell’insegnamento di materie obbligatorie secondo la legislazione locale o l’ordinamento scolastico italiano da affidare a insegnanti a contratto locale;.
Di conseguenza appare evidente che la finalità del decreto è quella esclusivamente di realizzare un necessario processo di manutenzione e di aggiornamento della normativa esistente in relazione ai quattro punti citati dalla delega, rinviando ad un successivo confronto in Parlamento quel necessario e non più rinviabile processo riformatore dell’intero sistema della promozione della nostra lingua e cultura nel mondo! Esprimo quindi tutte le mie perplessità sulla presenza di un palese eccesso di delega laddove si interviene sul piano strutturale con interventi del tutto parziali e non risolutivi, a mio parere, dei problemi presenti nella nostra rete scolastica e di promozione linguistica e culturale all’estero. E lo si fa attraverso un decreto legislativo, che di norma deve occuparsi esclusivamente del riordino delle disposizioni esistenti e dei punti indicati. A mio giudizio, è necessario che il Parlamento ponga in essere un piano di riforme strutturali in tale settore, realizzando, con una vera e propria cabina di regia, un efficace e sinergico coordinamento tra i vari soggetti in campo, così come indicato nell’art.1, comma 180 e 181. Una cabina di regia sul piano delle competenze dei ministeri MAECI, MIUR e MIBACT, con il contributo anche delle forze sociali e dei tanti organismi associativi e rappresentativi di milioni di nostri connazionali che vivono all’estero.
Per quanto riguarda il Consiglio generale degli Italiani all’estero, le forti critiche espresse dal Comitato di Presidenza del CGIE sul decreto in questione sono, a mio parere, pienamente condivisibili. Concordo soprattutto sul richiamo ad una armonizzazione e riorganizzazione dell’ordinamento scolastico all’estero che tenga conto delle specificità delle diverse aree geografiche continentali e di singoli Paesi, completamente assente nella attuale formulazione del decreto.
Sono certamente positive le nuove modalità didattiche e organizzative del corso di lingua e cultura italiana, che devono necessariamente adeguarsi alle più attuali metodologie di insegnamento dell’italiano come lingua straniera. Tuttavia, poiché negli ultimi anni è fortemente aumentata, soprattutto in Europa, la percentuale di cittadini italiani che si recano, anche per periodi non prolungati, all’estero con le loro famiglie, soprattutto in Svizzera e in Germania, ad essi abbiamo il dovere di mettere a disposizione, attraverso le strutture consolari italiane, servizi scolastici efficienti e adeguati ! E’ davvero molto grave che questo provvedimento metta definitivamente in soffitta i corsi di lingua e cultura italiana per i cittadini italiani residenti all’estero , sostituendoli con iniziative linguistico – culturali in analogia con i corsi di lingua italiana per stranieri, offerti dai nostri istituti italiani di cultura.
La formazione e l’istruzione dei cittadini italiani residenti all’estero, titolari dell’elettorato attivo e passivo per il nostro Parlamento (Circoscrizione Estero) risulta del tutto disattesa dal decreto, che rivolge l’offerta di lingua e cultura italiana esclusivamente ad una platea indifferenziata di utenti italiani e stranieri, italofoni o non italofoni!
Il decreto non interviene in alcun modo sugli elementi fondamentali della formazione e della istruzione del cittadino elettore all’estero, che con il suo voto partecipa alla vita democratica del nostro paese.
Tra l’altro mi risulta che le conseguenze del decreto determineranno ulteriori costi a carico delle famiglie di cittadini italiani all’estero, che intendano usufruire dell’offerta formativa e linguistica all’estero, con l’abrogazione (art. 38 del decreto) dell’intero capo relativo alle scuole all’estero del decreto legislativo 297 del 16 aprile 1994 (artt. 625/675) che abroga tutte le vigenti forme di assistenza scolastica e di servizio scolastico per garantire il diritto allo studio dei nostri cittadini residenti all’estero e iscritti all’AIRE, a (enti gestori, associazioni ecc.)! Anche sulla regolamentazione delle funzioni e degli strumenti degli enti gestori, ritengo necessario un aggiornamento della attuale normativa, e , in particolare, una riflessione approfondita sul ruolo degli enti gestori, per rafforzarne il loro ruolo nel quadro della promozione della nostra lingua nel mondo, accanto al lavoro svolto dagli istituti di cultura.
Per quanto riguarda invece le nostre scuole statali all’estero, che fino ad oggi sono state la vetrina del nostro sistema scolastico, che per quanto se ne dica, resta ancora fortemente considerato e stimato in tutto il mondo, il decreto le abolisce, eliminandone i caratteri peculiari e trasformandole in “ scuole amministrate dallo stato”, con la facoltà di introdurre varianti in relazione ad esigenze locali, senza alcuna distinzione caratterizzante la nostra scuola statale, che possa formare i cittadini italiani all’estero, in analogia al territorio metropolitano. Viene abolita ogni iniziativa scolastica statale a favore dei cittadini italiani residenti all’estero. Ribadisco la necessità infine che venga garantito con proiezione triennale il finanziamento dal capitolo 3153, che, per la sua specificità e per le sue finalità espressamente rivolte dalle norme vigenti ai cittadini italiani residenti all’estero, deve tornare sotto l’egida della Direzione generale degli Italiani all’estero ed essere assegnato annualmente agli enti gestori, scorporando dallo stesso l’onere finanziario del personale di ruolo e degli stagisti neo laureati inviati all’estero dal MAECI e dal MIUR.
Infine, mi preme far notare alcune incongruenze come quella concernente i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi della scuola, attualmente collocati fuori ruolo ed in servizio per conto del MAECI presso le Istituzioni Scolastiche all’Estero che attualmente hanno uno stipendio superiore ai docenti laureati ma percepiscono un assegno che non tiene conto dei cambiamenti apportati dai CCNL successivi al 1994. Mi sembra, quindi doveroso da parte nostra far notare che sarebbe opportuno una riflessione sul testo ed una migliore formulazione tale da non lasciare spazio ad incongruenze.
Spero che i rilievi di interesse della nostra Comunità italiana all’estero, cioè la costituency di noi eletti all’estero, la ragione per cui esistiamo, siano presi in debita considerazione nella formulazione del parere che dovrà fornire questa Commissione”.
Fucsia Nissoli FitzGerald
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