Eugenio Sangregorio, presidente USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani, lei ha deciso di intervenire fortemente sul tema della difficile situazione socio-politica in Venezuela
Sì, in effetti ho sentito la necessità di intervenire, da un lato perché in Venezuela da troppo tempo il popolo sta sopportando una crisi gravissima, politica, economica e sociale. I supermercati sono vuoti, si fa a pugni per il latte, per un po’ di carne, per il pane… Ma poi c’è una recentissima notizia pressoché ignorata dai media mondiali, e questo mi ha molto allarmato e preoccupato. Apprendiamo che il giorno 19 gennaio l’inviato di Papa Francesco in Venezuela Mons. Claudio Celli, che aveva la missione di realizzare la mediazione vaticana richiesta sia dal governo del presidente venezuelano Maduro sia dalle opposizioni, ha fatto comunicare che è sospesa la sua partecipazione alle riunioni. É naturale che come presidente dell’USEI, che é il partito degli immigrati italiani di tutto il Sudamerica, io sia profondamente preoccupato per la sorte del popolo venezuelano e per gli italovenezuelani in particolare.
E’ una notizia importante, ma bisogna saperla interpretare bene. Del resto nelle mediazioni si naviga in una sorta di terra di nessuno tra politica e diplomazia…
Certamente, e a mio avviso la sospensione dell’intervento del mediatore del Papa é sicuramente un atto di strategia diplomatica: il Vaticano non ha chiuso i ponti, giacché sarà il nunzio apostolico in Venezuela a partecipare ad eventuali riunioni… ma non è il mediatore di Papa Francesco.
Ovvero il Vaticano fa la voce grossa per sottolineare che le due parti sono entrambe inadempienti e che cosí non si va da nessuna parte… É cosí secondo lei?
Il Vaticano sta gridando, col silenzio della diplomazia, sia a Maduro che ai suoi oppositori che per evitare tragedie bisogna mettere maggiore buona volontà e correttezza. Questo significa purtroppo che ci sono davvero poche possibilitá di arrivare ad un accordo pacifico in tempi brevi ed invece servirebbe una soluzione immediata, perchè il disagio è reale e presente nella quotidianità di chi vive in terra venezuelana. Lì i nostri fratelli italovenezuelani vorrebbero dei segnali di attenzione anche da parte del nostro governo italiano di fronte a ciò che sta accadendo in Venezuela.
Ma lei davvero pensa che ci sia lo spettro di una guerra civile, nella quale oltre ai venezuelani anche i tanti italovenezuelani sarebbero coinvolti?
E’ il timore di tutti e certamente la ragione che ha spinto il Papa a prendere un ruolo attivo inviando a Caracas quel Mons. Claudio Celli che conosce bene la realtá sudamericana essendo, tra l’altro, stato nunzio apostolico in Buenos Aires. Per quanto mi riguarda come presidente del partito USEI voglio urlare la necessità che il governo italiano in politica estera si impegni per sostenere l’arrivo della democrazia in territorio venezuelano. Come italo-argentino invece, ho ancora molto vivo il ricordo della notte della democrazia che scese sull’Argentina negli anni ‘80. Di quegli eventi, forse ancora più che la bestialità dei colonnelli, lascia increduli l’attitudine al silenzio, di cui il mondo intero fu complice. Lo ricordo perchè l’ho vissuto: in Italia si urlò allo scandalo per il governo dittatoriale cileno, però contemporaneamente si ignorò il dramma che decine di migliaia di desaparecidos e le loro famiglie stavano vivendo in Argentina. Moltissime vittime erano italiane o di origine italiana.
Probabilmente la sua storia di vita la porta ad avere una sensibilità ed una visione politica che potrebbe contribuire alle scelte del governo italiano…
Ma certo! Mi scusi, noi abbiamo in Sud America le nostre attività ed i nostri impegni, io personalmente mi candiderò nelle liste dell’Usei alle prossime elezioni. Pensa forse che io voglia andare al parlamento di Roma per una gita turistica!? Io sono certo che ci sia nel parlamento di Roma la necessità dell’apporto proveniente dai parlamentari provenienti dalle circoscrizioni estere, però abbiamo bisogno che ci diano un ruolo. Noi meritiamo rispetto, perchè le decine di milioni di italiani residenti fuori d’Italia che noi rappresentiamo hanno meritato con il loro sacrificio rispetto e gratitudine.
Tornando, per concludere, alla difficile situazione in Venezuela: lei parlava del silenzio e dell’indifferenza con il quale fu considerato nel mondo l’operato criminale dei colonnelli argentini. Teme che possa accadere lo stesso con il Venezuela?
Certamente. E proprio perchè ancora mi brucia la memoria dell’orrore di quel silenzio, voglio rompere questo silenzio che oggi avvolge la situazione del Venezuela. Quando si parla di ricchezza che gli italoamericani possono apportare alla politica italiana, ecco, questo è un esempio: noi italo argentini abbiamo vissuto storie e drammi diversi da chi ha sempre vissuto in Italia, conosciamo cose diverse ed abbiamo, per conseguenza, diverse sensibilità. Tutto ciò si inscrive in un solo concetto: ricchezza!
Quando dico che sono pronto a dare il mio contributo alla politica italiana con l’USEI intendo dire che rappresentare gli italiani residenti fuori d’Italia significa portare a Roma l’orgoglio della nostra specificità, delle nostre esperienze varie ed arricchenti, delle nostre competenze, delle nostre ampie visioni politiche, economiche, sociali, culturali.
Non facciamo cadere il silenzio sul Venezuela, per favore. Non aspettiamo che avvenga l’irreparabile. Usiamo la politica per ciò che è: la scienza per far convivere i popoli e le persone in pace e prosperità.
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