Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, oggi all’incontro ‘La riforma alla prova del voto’, alla fondazione Corriere della Sera, ha detto: "La riforma costituzionale non mette a rischio la democrazia, perché cambia l’organizzazione dello Stato, non la sua forma".
Per il ministro "molti costituzionalisti che sostengono il no, non pongono come tema il rischio che si verifichi una deriva autoritaria o una diminuzione della democrazia. Questo rischio non c’è". Per Boschi "non abbiamo stravolto la Costituzione, perché tutta la prima parte resta immutata, dall’articolo 1 al 54. Abbiamo revisionato la seconda, toccando l’organizzazione dello Stato, non la forma". E sottolinea: "Si supera il bicameralismo paritario, il Titolo 5, si riduce il numero dei parlamentari, si aboliscono Cnel e province".
Quanto alla legge elettorale, il ministro ribadisce che non fa parte della riforma costituzionale perché "è legge ordinaria e non sarà oggetto del quesito referendario", né adesso né in futuro. "La riforma non si propone di dare poteri a un unico soggetto, ma consente una maggiore stabilità perché attraverso un nuovo rapporto di fiducia tra governo e Camera non si creerà il rischio di avere governi che non hanno la stessa maggioranza nei due rami del Parlamento", aggiunge.
"Ci siamo esercitati ad analizzare le leggi approvate in questa legislatura", dice il ministro, "e ci siamo resi conto che su 260 leggi solo 5 avrebbero avuto il procedimento bicamerale; complessivamente siamo al 3 per cento. Questo significa che la riforma semplifica l’iter legislativo e potremo approvare le leggi in tempi certi. È un segnale di serietà nei confronti dei cittadini". Il ministro conclude insistendo su un punto: al momento del voto ci dovrà essere "la consapevolezza che noi siamo chiamati a votare non tra questa e una diversa riforma ideale, ma tra questa riforma e quella attualmente vigente".
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