“Negli anni ne abbiamo sentite di tutti i colori circa la correttezza del voto estero, ma devo ammettere che i toni con cui è stato tirato in ballo negli ultimi giorni hanno qualcosa di comicamente paradossale”. Lo dichiara Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare eletto nella ripartizione estera Europa.
“Che le modalità di esercizio del voto all’estero debbano essere modificate è cosa certa e risaputa – spiega – ma additarle come il male assoluto minacciando anche un eventuale ricorso in caso di vittoria del Sì nella ripartizione estera è il segnale, drammatico, di come il fronte del NO abbia esaurito gli argomenti e si arrampichi sugli specchi a 10 giorni dal voto, sfoderando il sempreverde argomento dei brogli, artiglieria pesante dell’oratoria populista”.
“Strano che ci si ricordi della legge Tremaglia solo alla vigilia del voto e che soltanto ora qualche autorevole costituzionalista si prodighi in battaglie per la regolarità, strategicamente fasulle e parte integrante di una campagna elettorale che continua a non entrare nel merito del quesito referendario. Ancora più vergognosa è l’immagine che ne emerge dei nostri connazionali all’estero e della conseguente sperequazione in termini di diritti che si vorrebbe alimentare, quella sì che dovrebbe essere eventualmente impugnabile”.
Di Biagio conclude: “Al di là di della certezza sull’imparziale gestione del voto da parte delle istituzioni, ormai è chiaro che la querelle di questi giorni sul voto estero sia la foglia di fico della debolezza delle argomentazioni del no, segnale disarmante di quanto la partigianeria elettorale possa usare la distorsione della realtà e la compromissione dei diritti per raccattare qualche misero consenso”.
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