È stata una domenica di passione per il Partito Democratico. Lo strappo c’è stato e non poteva essere diversamente dopo tutto ciò che è accaduto. Personalmente pensavo già da tempo che la scissione nel Pd fosse l’unica cosa giusta da fare. Tutto questo teatrino ricorda molto il continuo controcanto di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi, fino al famoso “che fai, mi cacci?”. Via Fini, si faccia il suo partito se vuole. Così fu, e il resto è storia.
Mentre il Pd si divide, mentre il centrodestra è allo sbando e aumentano le divergenze tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, Ricardo Merlo, fondatore e presidente del MAIE, parla con tutti. Perché anche questa è la forza del Movimento Associativo Italiani all’Estero, avere le mani libere, la possibilità di dialogare con Matteo Renzi ma anche con Silvio Berlusconi, con Arturo Parisi e con Luca Zaia.
L’onorevole sa cosa sta facendo, ha ben chiaro in testa l’obiettivo. E lavora per andare dove si è prefisso. Perché si possa rispondere ai bisogni dei nostri connazionali all’estero senza intoppi o esitazioni. Durante il percorso, tuttavia, non smette di prestare attenzione a tutto ciò che accade intorno a lui. E tra un viaggio in Brasile per incontrare la comunità italiana di Rio e uno in Australia per partecipare al congresso MAIE Oceania, ha sempre un occhio puntato verso Roma e un piede ben piantato nel Palazzo.
E’ corteggiato, Ricardo Merlo, in questo periodo pre-elettorale. In Italia come oltre confine. Lui intanto va avanti convinto con il suo movimento, batte il territorio, organizza eventi a livello mondiale. Nessuno lo fa. Nessuna forza politica fa quello che fa il MAIE oltre confine, a livello mondiale. Qualcuno ci dimostri il contrario, se può. Congressi, incontri, manifestazioni, proteste, eventi culturali e conviviali. Solo il movimento di Merlo, con i suoi dirigenti e i suoi coordinatori, non smette mai di darsi da fare. Gli altri eletti all’estero, chi più chi meno – e chi affatto – si muovono, sì, come possono; ma è qualcosa di diverso, qui si parla di un movimento intero e organizzato che dalle Americhe all’Australia passando per l’Europa non smette di farsi sentire, di coinvolgere, di partecipare, di stare dalla parte dei nostri connazionali residenti oltre confine.
Comunque vada, è già un successo per Merlo, per i suoi, ma soprattutto per i tanti italiani che, disorientati ormai dai discorsi su destra e sinistra, finalmente hanno trovato un movimento che per loro, italiani nel mondo, rappresenta il perfetto vestito su misura, l’unica vera uniforme che in questo periodo di forte antipolitica si trovano a proprio agio ad indossare: quella degli italiani all’estero, la loro.
Merlo lo sa: i partiti sono morti, tutti. Non hanno più il finanziamento pubblico, sono senza un soldo e pieni di debiti. La loro base non è più strutturata. Meno oltre confine. Chissenefrega ormai degli italiani all’estero, dunque, non c’è un centesimo da investire e non ci sono più i rimborsi elettorali. Questo pensano i partiti romani. Così accade che si affermano invece i movimenti che possono e sanno alimentarsi, attraverso iniziative fundraising, donazioni e sponsorizzazioni. Gli altri stanno fermi al palo. Il MAIE invece galoppa.
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