Mario Giro, vice ministro agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, in un intervento pubblicato da L’Unità parla di Venezuela e va dritto al punto: “siamo di fronte a un regime”.
Scrive Giro: “Nella storia del Venezuela non ci sono molti ‘buoni’: Paese ricchissimo di risorse quasi sempre in mano a classi predatorie a discapito del popolo. Fin dagli anni Cinquanta il Paese era famoso perché potevi diventare ricco in pochi anni, se avevi le leve giuste. Nulla o quasi si è mai prodotto in loco: bastava il petrolio – vera maledizione – e tutto veniva, come accade ancora, dall’estero. Per questo pochi sono gli imprenditori veri e minima la classe operaia e lavoratrice. Solo una o più elite rapaci, in apparente lotta fra loro, e una sterminata classe sottoproletaria (come si diceva una volta) alla mercé di chi comanda. Niente ceto produttivo, pochi intellettuali, solo tanti commercianti di import-export”.
“Chavez – prosegue il viceministro – fu la reazione a questa situazione, patriottica ed egualitaria. Nei suoi proclami e nel suo modo di governare c’era una vena di demagogia, ma anche una vera e propria volontà di cambiare direzione al Paese. Basta con i predatori che svendono le ricchezze venezuelane, basta con lo sfruttamento esasperato delle classi povere! Il Venezuela sembrò cambiare rotta e riacquistò giustizia e prestigio. Il tentato colpo di Stato contro il leader del 2002, fu un tentativo abortito di tornare indietro, ma non era più possibile. I venezuelani erano diventati più consapevoli. Il Socialismo del XXI secolo era in marcia non solo a Caracas ma in tutto il subcontinente. Ma dopo la morte di Chavez nel 2013, i suoi eredi non sono stati all’altezza dell’eredità ricevuta”.
Così oggi “il Paese è alla rovina economica e non bastano le continue denunce contro ‘complotti’ esterni a nasconderlo: esiste ben evidente un fallimento della linea di politica economica utilizzata dopo Chavez. Solo che nessuno se ne assume la responsabilità”.
La conclusione di Mario Giro? “Per un Paese amico dell’Italia, tale situazione è fonte di molte preoccupazioni. Stiamo facendo molto per aiutare i nostri numerosissimi concittadini, scontrandoci con l’insensibilità dell’attuale governo che ci ostacola in tutti i modi: impedisce l’invio di medicine che mancano, non dà notizie sui concittadini in carcere, minaccia le nostre imprese con cui pure è in debito. Non si tratta così un Paese storicamente amico che ha sempre rispettato le scelte del popolo venezuelano e suoi rappresentanti. In questi anni sono stato sei volte in Venezuela per discuterne, per cercare soluzioni, per aiutare il dialogo. Oggi non posso che esprimere con tristezza tutta la mia delusione. Unica consolazione: aver contribuito alla liberazione di quattro connazionali”.
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