Un milione di euro in arrivo dalla Farnesina per i connazionali residenti in Venezuela. E’ un cambio di rotta? Ovvero, l’Italia si sta davvero rendendo conto che non può più continuare a girarsi dall’altra parte quando si parla della crisi che attanaglia il Paese sudamericano? Lo abbiamo chiesto all’On. Fabio Porta, deputato Pd eletto nella ripartizione estera Sud America, che ci ha risposto ricordando che Matteo Renzi in persona qualche giorno fa, a proposito di crisi in Venezuela, ha detto: “L’Italia non può guardare dall’altra parte!”. Dunque?
“E’ la stessa cosa che sostengo io da qualche anno – commenta Porta a colloquio con Italiachiamaitalia.it – e il PD e la maggioranza che sostiene il governo hanno approvato pochi mesi fa una risoluzione presentata dal sottoscritto che chiedeva una forte iniziativa politica e solidarietà concreta ai nostri connazionali. Abbiamo risolto il problema dei pensionati italiani, stiamo rafforzando la rete consolare e adesso arriva anche un milione di euro per l’assistenza. Fatti concreti, non parole!”.
Porta si è molto speso, politicamente, per sostenere la battaglia del popolo venezuelano e dei tanti italo-venezuelani. Ha partecipato a conferenze, incontri politici e istituzionali, a manifestazioni.
Onorevole, quali altre iniziative intende mettere in campo per continuare a sollecitare l’attenzione del governo italiano sulla crisi in Venezuela? Ricordiamo che in Venezuela sono residenti oltre 130mila italiani…
Il governo, tramite il Vice Ministro Giro, il Sottosegretario Amendola e lo stesso Ministro Alfano, hanno detto a voce forte e chiara che in Venezuela vanno rispettate la democrazia e i diritti umani e politici; anche questo è un risultato importante della nostra azione, della quale mi sono incaricato in Parlamento di essere la voce principale. Dobbiamo continuare su questa linea; solo così si portano a casa i risultati. Alla faccia di chi continua a dire che gli eletti all’estero non servono a nulla…
Il M5S è andato in Venezuela ad omaggiare il regime e non ha nemmeno voluto incontrare l’opposizione, tanto meno i connazionali ivi residenti. Lei come se lo spiega?
Lo spiego con il festival di improvvisazione, demagogia, pressappochismo e incompetenza che sono alla base del lavoro politico e parlamentare dei Cinque Stelle. Andare in Venezuela per rendere omaggio ad un regime che ha messo in carcere centinaia di uomini politici e che ancora oggi tortura giovani studenti è un affronto all’onestà intellettuale, prima ancora che alla democrazia. Ancora più grave, se vogliamo, è stata la mancanza di rispetto per la collettività italiana, snobbata e dimenticata da un partito – il Movimento 5 stelle – che addirittura vorrebbe candidarsi al governo del Paese.
Non solo Venezuela. E’ stato di recente in Colombia, come ha trovato la comunità italiana ivi residente?
Da deputato eletto in Sudamerica ho il dovere di visitare tutte le nostre collettività, e non soltanto quelle dei grandi Paesi di emigrazione italiana. Sono stato in Cile e in Perù, adesso in Colombia e presto andrò in Bolivia e Paraguay. La Colombia è un Paese straordinario, sta crescendo economicamente e rappresenta un grande mercato per le nostre imprese. Il processo di pace in atto dopo l’accordo con le Farc è un esempio da seguire e sostenere. La comunità italiana è forte e può contare su due “fiori all’occhiello”, due scuole italiane a Bogotá frequentate da oltre duemila studenti, oltre ad una dinamica Camera di Commercio e a una buona rete associativa.
Ha altre missioni in programma, in ambito Sud America?
Seguirò la visita del Presidente Mattarella in Argentina e Uruguay; anche in questo caso siamo di fronte a due eventi storici, considerando i lunghi anni di assenza di un nostro Capo di Stato da questi Paesi. Quindi il Brasile, dove ai primi di giugno mi recherò per una serie di incontri con le principali comunità di origine italiana.
In una recente intervista proprio con il nostro giornale, ha già detto di volersi ricandidare. Secondo lei quando si andrà a votare?
In Italia è quasi impossibile rispondere con esattezza ad una domanda del genere. Il PD ha sempre detto che la scadenza naturale è a febbraio del 2018 e credo che questo debba essere il nostro orizzonte; dobbiamo lavorare di più in Parlamento per approvare una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato e – soprattutto – in grado di dare stabilità ai governi che usciranno vincenti dall’esito delle elezioni.
In molti si sentono già in piena campagna elettorale. Lei?
Per chi, come me, lavora ogni giorno su questi temi e a diretto contatto con gli elettori e i Paesi del Sudamerica, la campagna elettorale inizia il giorno dopo l’inizio della legislatura. Non credo alle “campagne-lampo”, realizzate qualche mese prima del voto. E’ anche un consiglio che do a chi volesse seguire questa strada, entusiasmante ma piena di difficoltà.
Parliamo di cittadinanza e della famosa – famigerata? – tassa dei 300 euro. Un 30% di quei soldi andrà alla rete consolare. Lo dice una legge. Ma in che modo e in che forma e con quali criteri? Potrebbe essere più preciso?
Il contributo dei 300 euro e – ancora di più – la destinazione del 30% alla rete consolare, possono costituire una svolta storica nelle politiche a favore degli italiani all’estero: per la prima volta siamo i protagonisti e i risolutori delle nostre questioni e non la causa di difficoltà, come purtroppo spesso ci vedeva la rete diplomatico-consolare. Il problema non sono i 300 euro o il 30% di questo contributo; il problema (fatemi dire: la vergogna!) è un Paese che fa attendere dieci anni o più per un riconoscimento della cittadinanza e non offre servizi degni di uno Stato civile ai propri cittadini.
Questo è il mio obiettivo: servizi efficienti, tempi “zero” per la cittadinanza e restituzione del primato ai cittadini residenti all’estero, che devono essere visti come una soluzione e mai più come un problema. Con il governo Renzi abbiamo iniziato ad affrontare seriamente la questione; sono certo che termineremo questo lavoro con grande soddisfazione degli italiani nel mondo e nell’interesse dell’Italia.
Perché il governo si ostina a non voler parlare di cittadinanza per i discendenti degli italiani nel mondo che magari l’hanno persa per qualsiasi motivo e invece è pronto a regalare la cittadinanza italiana agli immigrati in Italia? Sembra che il governo voglia scatenare una guerra tra poveri…
Il governo italiano non vuole “regalare” la cittadinanza a nessuno: gli italiani all’estero e gli stranieri in Italia devono essere consapevoli del valore della cittadinanza, che è fatta di diritti e di doveri. Io rovescerei la domanda: perché le istituzioni italiane non capiscono una volta per tutte che “italiani nel mondo” e “stranieri in Italia” sono una risorsa e non un problema? Parliamo di quasi dieci milioni di cittadini, prevalentemente giovani e attivi e quindi in grado di dare un contributo alla nostra economia e quindi al nostro futuro. “Ius soli” e “ius sangunis” possono, a certe condizioni, convivere benissimo. Dietro “la guerra tra poveri” c’è forse il contrario: una ricchezza e un patrimonio non ancora utilizzato appieno.
Parliamo di Imu e italiani nel mondo. Anche qui, una discriminazione nella discriminazione. Imu abolita per tutti gli italiani, tranne quelli residenti all’estero, a meno che non siano pensionati, ovvero gli unici che hanno a fine mese la certezza di un reddito. Tutti gli altri, pagano. Fino a quando?
Anche questa è una rivendicazione giusta, ma anche in questo caso occorre trovare una soluzione realistica, che vada incontro agli emigrati possessori di case in Italia (spesso al sud e nei piccoli centri) e che non possa beneficiare gli evasori. Ci stiamo lavorando, e l’esenzione ai pensionati è un primo passo. Spero che nella prossima legge di bilancio si potrà fare qualcosa a riguardo.
In realtà si ha come l’impressione che anche voi eletti all’estero abbiate un po’ messo in un angolo il tema Imu… Lei, On. Porta, quali azioni ritiene si possano mettere in campo, ancora, per continuare a portare avanti la battaglia?
Io penso ad azioni di conoscenza e sensibilizzazione. Mi spiego: se tutti fossimo più coscienti che la proprietà di immobili da parte degli emigrati può costituire un freno allo spopolamento dei piccoli centri, uno stimolo al turismo di ritorno o un incentivo alla riqualificazione dei centri minori, per fare solo un esempio, conseguenzialmente metteremmo in campo delle politiche fiscali che favoriscono e non penalizzano queste proprietà. Per questo ho il “pallino” dell’informazione di ritorno o dello studio sulle potenzialità delle migrazioni, a partire dalle scuole; solo dalla conoscenza possono derivare politiche adeguate a sostegno degli italiani all’estero, anche grazie ad una maggiore coscienza dell’opinione pubblica e quindi della politica.
Come Presidente del Comitato italiani nel mondo alla Camera, potrebbe provare a coinvolgere i suoi colleghi nella battaglia contro l’Imu… Oppure, sia sincero, ormai è un argomento chiuso e noi italiani lontani dallo Stivale dobbiamo rassegnarci a pagare questa iniqua e assurda tassa?
Non è un argomento chiuso, lo ripeto. E’ uno dei temi sui quali abbiamo lavorato di più in questi anni, in particolare come parlamentari del Partito Democratico. Il Comitato se ne è occupato più volte, anche con audizioni specifiche; continueremo questa battaglia, potete starne certi.
Matteo Renzi è tornato. Lei è stato un suo forte sostenitore in America Meridionale, in occasione delle appena trascorse primarie. Come del resto lo fu in occasione della campagna per il referendum costituzionale. Renzi segretario, dunque: e adesso?
Adesso il PD ha un leader più forte e riconosciuto come tale da tutto il partito; un bene per il Partito Democratico e, permettetemi di dirlo, per l’Italia e per l’Europa. Una buona notizia per gli italiani all’estero: il governo Renzi è stato quello che ha cambiato marcia in maniera radicale rispetto alle politiche che ci riguardano, e anche l’attenzione agli italiani in Venezuela di questi giorni è un po’ il frutto della grande sensibilità e preoccupazione di Matteo Renzi.
Quale futuro per il Pd di Renzi? E per il Partito Democratico in Sud America?
Il PD di Renzi sarà un partito forte e unito, l’unico in grado di combattere la deriva demagogico-populista del Movimento 5 Stelle o le tentazioni xenofobe e isolazioniste della Lega e di Salvini; entrambi, guarda caso, movimenti che non hanno mai visto di buon occhio gli italiani nel mondo. Un PD sempre più vicino al Sudamerica; ricordo solo che nei suoi mille giorni di governo Renzi è stato il Presidente del Consiglio che più di tutti nella storia ha visitato i Paesi dell’America Latina.
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