Questo non è un editoriale politico. Questo è uno sfogo. Di un cittadino che è stanco di assistere a una pagliacciata, quella iniziata dopo il voto del 4 marzo scorso. Per carattere, non ho molta pazienza. Ma lo spettacolo osceno che da mesi mi offre la politica italiana mi ha tolto anche quella poca rimasta.
Sono passati tre mesi dalle elezioni e siamo ancora in pieno stallo, viviamo in un eterno gioco dell’oca che in un modo o nell’altro cancella tutti i progressi fatti e ti riporta alla casella di partenza. La crisi politica che ci accompagna da settimane rischia di sfociare (o lo ha già fatto) in una crisi istituzionale senza precedenti, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella messo in stato d’accusa dal Parlamento per “attentato alla Costituzione”, dicono M5S e Fratelli d’Italia. Una cosa simile in Italia non è mai accaduta e non si sa verso dove ci potrebbe portare un tale scenario.
Ma questo non è, lo ribadisco, un editoriale politico. È un pensiero nervoso, un commento arrabbiato di un italiano irritato da tanta imprudenza e superficialità, preoccupato per un’Italia che appare ai nostri occhi come lo scheletro di un vascello in balia delle onde, trasportato dalla corrente verso non si sa dove.
Per vicende della vita sono residente all’estero da anni e quando torno in Italia piombo nel clima cupo e grigio della campagna elettorale permanente, in un Paese in cui si parla di riforme dal secolo scorso senza riuscirne a portare a casa mezza. Un’Italia che mette il lavoro in Costituzione e che poi ha un tasso di disoccupazione preoccupante, spaventoso quello che riguarda i giovani.
Resto senza ossigeno davanti a tutto questo. È in corso un attacco alla democrazia?
A me il governo gialloverde non è mai piaciuto. Un governo promiscuo che mi è puzzato fin da subito. Salvini, anche con i voti di Forza Italia e Fdi, si apprestava a formare un esecutivo con Luigi Di Maio, capo di quei grillini che appaiono ai più come una setta che come un partito politico. Ma le mie opinioni non contano un bel niente. Se ancora esiste la democrazia in Italia, quello Jamaica era il governo formato da quelle forze politiche scelte dagli italiani in un clima di legge proporzionale, che vuol dire che in campagna elettorale ci si presenta agli elettori con il proprio volto e il proprio simbolo e poi gli accordi si fanno in Parlamento. L’accordo era stato trovato, poi sappiamo tutti cosa è successo.
Nei prossimi giorni assisteremo all’ennesima pantomima, con l’indicazione della squadra di governo da parte di Cottarelli a Mattarella, e poi vedremo se l’esecutivo del presidente riuscirà ad ottenere la fiducia del Parlamento. Improbabile, se non impossibile.
Tutto questo per cosa? Per tornare al voto a settembre, con gli italiani che trascorreranno i prossimi mesi al mare e baderanno di più alla propria tintarella che ai comizi politici. Si recheranno alle urne con il corpo unto dall’olio di cocco e la testa ancora sulla spiaggia, ma con quel sentimento di rabbia e incazzatura che nella loro pancia sarà cresciuto e che nemmeno le ferie d’agosto avranno potuto cancellare.
Non ci trovo nulla, in tutto questo, che abbia a che fare con il buon senso. Ma questo non è un editoriale politico, quanto piuttosto uno sfogo di un cittadino deluso e arrabbiato che è sempre più convinto che l’Italia sia un paese di pazzi, meglio i Caraibi.