L’On. Fausto Longo ha presentato l’altro giorno la sua candidatura in Brasile, come Deputado Federal per il distretto di San Paolo, nelle liste del MDB (Movimento Democratico Brasilero) per le elezioni che si terranno nel Paese sudamericano nel mese di ottobre.
Nel 2013 i democratici (quelli nostri, cioè il PD) l’avevano candidato in Sudamerica come capolista al Senato. Una volta eletto, siccome non conosceva la lingua, Longo aveva promesso di imparare l’italiano. Nonostante i cinque anni trascorsi al Senato, non imparò mai la lingua di Dante, ma questo non fu ostacolo per il Partito Democratico che decise nel 2018 di ricandidarlo, questa volta alla Camera, sempre in ticket con l’On. Fabio Porta, che invece in quest’ultima opportunità corse al Senato.
Per quanto si sa, il Partito Democratico era da tempo a conoscenza della candidatura brasiliana di Longo, al punto che il primo dei non eletti, che entrerebbe alla Camera dei Deputati nel caso di una sua (imprescindibile) rinuncia se fosse eletto in Brasile, l’avrebbe anticipato ai suoi collaboratori mesi fa.
Che cosa direbbe il Partito Democratico se un parlamentare brasiliano o argentino in carica si candidasse al Parlamento Italiano?
Il Pd farebbe bene a dare le spiegazioni del caso, una vicenda, quella che riguarda l’On. Longo, che sicuramente farà storia. La storia di uno che, grazie al Partito Democratico, siede a Montecitorio e rappresentando la nostra nazione si intromette nelle questioni interne di un altro Stato. Che cosa sono, infatti, le elezioni politiche, se non un atto sovrano di uno Stato?
Un bel regalo del Partito Democratico agli italiani all’estero. Un vero e proprio “presente greco”, altro che cavallo di Troia…
*Coordinatore MAIE Argentina, Vicesegretario CGIE America Latina