La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo, la terza più studiata in Argentina. La nostra cultura è il nostro petrolio. Ma fino a che punto ne siamo consapevoli? L’Italia non ha mai compreso davvero che la cultura può anche essere business. Forse però le cose, piano piano, lentamente, stanno cambiando. Forse è davvero la volta buona. Noi ce lo auguriamo.
Mario Giro, viceministro degli Esteri e ideatore degli Stati generali della lingua italiana, un progetto lanciato dalla Farnesina per stimolare la diffusione dell’italiano all’estero, spiega: “La promozione della lingua italiana nel mondo è uno strumento essenziale di politica estera nonché un innegabile fattore di crescita economica“. Intervistato dal quotidiano La Repubblica per l’inserto “Affari & Finanza”, Giro sottolinea: “L’italiano è la seconda lingua più usata al mondo dopo l’inglese nelle insegne commerciali e nella presentazione dei prodotti”.
La forza del made in Italy è enorme. Come quella dell’italian sounding, del resto. Pensate che i prodotti italiani “taroccati” fatturano il doppio ogni anno di quanto fatturi il vero made in Italy. E ancora: da una ricerca su dieci Paesi condotta dalla San Pellegrino, è emerso che i consumatori mondiali sono disponibili a pagare il 9% in più per un prodotto con la dicitura “Toscana”. Capito?
“A fronte di una narrativa italiana esterofila e pessimista – evidenzia ancora il viceministro Giro – il numero delle persone che studiano italiano nel mondo continua a crescere. La nostra lingua è un tesoro di influenza e reputazione politica, nonché un vettore di sviluppo economico. Bisogna sfruttarlo meglio”.
Mario Giro ha detto le stesse cose anche a Santo Domingo, dove recentemente ha incontrato un gruppo di connazionali alla Casa de Italia. Durante l’incontro ha ricordato che il Governo italiano ha deciso di stanziare 50 milioni nella legge di bilancio per la promozione della lingua italiana all’estero. Vedremo se in Stabilità questi soldi verranno confermati.
La verità, e lo diciamo con dispiacere, è che in questi anni il governo ha ridotto pesantemente i fondi per la diffusione della lingua e della cultura italiana oltre confine. Tanto è vero che lo stesso Giro, 50 milioni a parte, è consapevole del fatto che ci sia bisogno di “uno sforzo collettivo da parte di mondo politico, culturale e delle imprese tutte”, per puntare davvero sulla lingua italiana come opportunità di investimento, crescita economica, profitto. Facciamolo, questo sforzo.
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