“Anche noi abbiamo la nostra da dire sulla riforma del voto italiano all’estero. Non hai mai messo piede all’estero? Non ti preoccupare: sarai il nostro candidato per l’America, per l’Australia, per l’Africa o per l’Europa. Ci penserà il tuo partito a piazzarti bene! Saranno questi i discorsi delle centrali operative dei partiti politici italiani, in vista delle prossime elezioni?”. Così si legge in una nota targata CONFSAL UNSA COORDINAMENTO ESTERI.
“La riforma della legge elettorale prevede, infatti, che per candidarsi in una circoscrizione estera non è più necessario il presupposto della residenza oltreconfine”.
“Se partiamo dal presupposto che il Lavoro è regolato dalle leggi dello Stato e che queste leggi sono fatte in Parlamento e scritte e corrette e approvate da parlamentari, il lavoro parlamentare rientra nei “fatti nostri”. E se consideriamo che grande parte degli iscritti alla Confsal-Unsa/ Coordinamento Esteri vive, lavora e ha i propri interessi quotidiani all’estero, la legge sul voto italiano oltre confine fa parte dei “fatti nostri”. E nasce da qui – e solo da qui – l’esigenza di chiedersi, dopo la riforma elettorale:
GLI INTERESSI DEI LAVORATORI ITALIANI ALL’ESTERO – IVI INCLUSI QUELLI DELLA FARNESINA – SOTTOPOSTI IN FUTURO ALLE TATTICHE ELETTORALI DEI PARTITI POLITICI?
Nasce da qui – e solo da qui – l’esigenza di chiedersi, dopo la riforma elettorale:
CON CHI DOVREMMO INTERLOQUIRE IN FUTURO, PER PORTARE LE QUESTIONI DEI NOSTRI LAVORATORI ALL’ESTERO ALL’ATTENZIONE DEL PARLAMENTO?
Voto italiani nel mondo, le grinfie di Roma sulla Circoscrizione estero
Con bravi soldati di partito, premiati con una buona candidatura in qualche lista blindata sulla circoscrizione estero? Speriamo di no. Speriamo di non dover parlare dei servizi consolari con chi non ha mai fatto una fila davanti a un Consolato.
Speriamo di non dover parlare del necessario rafforzamento della Rete consolare a favore degli italiani all’estero con chi all’estero non ha mai dovuto recarsi in ricerca di una sistemazione.
Speriamo di non dover parlare della necessità di ridurre ambasciate e consolati al servizio della vanità di alti funzionari, per riportarli al servizio di una collettività italiana all’estero di quasi sei milioni di cittadini, con chi non ha mai visto un funzionario in vita sua.
Speriamo di non dover parlare in futuro della stringente necessità di miglioramento delle condizioni di lavoro delle Aree Funzioni e del personale a contratto in servizio sulla Rete estera con chi non conosce nemmeno da lontano la strutturazione interna del personale di ambasciate e consolati.
Speriamo che i partiti politici ricevano la spinta sufficiente per candidare unicamente iscritti AIRE, al fine di ostacolare lo svuotamento del significato del voto all’estero, quale importante momento di emancipazione di coloro i quali, nonostante la lontananza, continuano a sovvenzionare e sostenere il proprio Paese.
E MENTRE NOI SPERIAMO, PIOMBA UN’ALTRA DECISIONE SUGLI ITALIANI ALL’ESTERO, SENZA INTERPELLARE CHI ALL’ESTERO VERAMENTE CI VIVE E CI LAVORA
Un altro esempio dell’arroganza e dell’autosufficienza della partitocrazia, mentre dal centro dell’Europa ci giungono lezioni di vita e di democrazia. Risale a poche settimane fa la partecipazione di Angela Merkel, la donna alla guida di uno dei Paesi più potenti al mondo, al congresso del sindacato del pubblico impiego tedesco VERDI.
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Attenzione: la signora Merkel sente la necessità di interloquire con i sindacati. La Signora Merkel che gestisce un potere immane. Una gestione di potere che ha però una sola ragione di essere: il dialogo democratico accompagnato da serietà e umiltà.
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