Prende il via la Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE). I lavori, che si sono aperti nella sala Conferenze internazionali della Farnesina, proseguiranno fino a venerdì. Ricco di contenuti l’ordine del giorno che i consiglieri si troveranno a discutere, sarà una settimana molto intensa per il Consiglio. Sul tavolo riforma dei Comites e CGIE, promozione della cultura e della lingua italiane, trattati europei alla tutela dei cittadini italiani nel Regno Unito nell’Europa post Brexit. E ancora la tutela sociale, lo statuto dei lavoratori frontalieri, la messa in sicurezza del voto all’estero, i rapporti con il governo, la nuova emigrazione e la legge sull’editoria.
Michele Schiavone, Segretario Generale CGIE, nel suo intervento spiega: “Abbiamo riscontrato una sottovalutazione della nostra rappresentanza all’estero”, “mi chiedo se l’Italia ritiene ancora importante il suo rapporto con gli italiani all’estero”. “Il CGIE e i Comites ci sono e finché ci sono le leggi che li regolano devono essere messi nella condizione di lavorare. Noi dimostriamo sensibilità per il nuovo e la capacità di analizzare gli aspetti per arrivare a proposte concrete e ribadiamo l’utilità di questo organismo di tutela per chi imbocca la strada dell’emigrazione”.
Schiavone non fa sconto alcuno al governo. Perché, se da una parte l’esecutivo assicura che i fondi ci sono, dall’altra il segretario generale passa in rassegna i tagli dell’ultima finanziaria e le difficoltà di andare avanti: “Nelle casse del CGIE, dopo questa plenaria, rimarranno 15mila euro”. E i Comites? A uno stato di “sopravvivenza minima”, afferma Schiavone, che a questo punto rivolge un appello al governo: “Chiediamo di integrare il bilancio senza aspettare la finanziaria”.
Dalla plenaria il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola si aspettava “una proposta di un progetto di riforma degli organi di rappresentanza delle comunità italiane all’estero”. A lui Schiavone spiega che il CGIE “ha lavorato un anno al testo, ma dobbiamo capire chi fa cosa. Se non si cambia registro verso gli italiani all’estero e la rappresentanza consegniamo le chiavi degli uffici e qualcun altro deciderà il futuro del CGIE”. Per Schiavone “i tre livelli vanno salvaguardati, dando funzioni incisive legittimate di fronte alle autorità locali”. Il segretario generale del CGIE assicura che “un percorso di dialogo c’è stato” ma il “presupposto di qualsiasi intervento è assicurare i fondi”.
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