Al primo Congresso MAIE Nord e Centro America, tenutosi lo scorso 22 ottobre a Santo Domingo, sono arrivati persino dall’Australia. Presente infatti il coordinatore MAIE di Melbourne, Mario Fera. Nato in Australia da genitori Italiani, dopo un percorso di studi in Italia nel 1997 ritorna in Australia e avvia la sua carriera imprenditoriale. “Inizialmente con l’attività dei miei genitori, in seguito sviluppando attività in proprio”, spiega. “La mia società si occupa di grandi eventi come F1, Australian Open di tennis ed eventi per le filiali australiane delle più grandi aziende al mondo”.
Mario Fera lavora moltissimo anche con il made in Italy, tante le sue esperienze in questo settore; esperienze che gli fanno capire quanto possa fare l’Italia nel mondo, promuovendo le sue eccellenze. E anche da questo pensiero “nasce il disappunto per la ‘cosa’ pubblica. Anno per anno durante i miei viaggi ho visto la mia Italia degradare in diversi ambiti a causa di una classe politica interessata a se stessa e non ai cittadini. Come voi sapete bene, vivendo all’estero si possono osservare più chiaramente le cose. Gli eletti nel mio territorio di competenza hanno fatto solo gli interessi del governo centrale. Questo lo trovo vergognoso”.
“I problemi degli italiani in Australia – sottolinea Mario Fera durante il suo intervento al primo Congresso MAIE Nord e Centro America – sono forse diversi da quelli riscontrati in altri paesi, come quelli del Sud e Nord America, ma hanno spesso una causa comune e per questo non sono da sottovalutare. In Australia stiamo assistendo ad un fenomeno di immigrazione giovanile dall’Italia che, per certi aspetti, possiamo equiparare a quella degli anni ’50 e ’60. Abbiamo ragazzi tra i 18 e 36 anni che vengono da noi per cercare una vita migliore, una vita che non credono l’Italia sia più in grado di offrire. Al contrario di allora questi ragazzi hanno lauree o un’esperienza lavorativa. Occorre semplificare il riconoscimento delle qualifiche professionali. Parliamoci chiaro: siamo tra i più preparati al mondo… e poi sono loro che beneficiano del nostro know how”.
Inoltre “occorre fare chiarezza sulla tematica dei visti di ingresso e conseguentemente della copertura sanitaria. Un ragazzo italiano che viene in Australia ha una copertura sanitaria di solo 6 mesi. La domanda che mi pongo è la seguente: nel momento in cui l’ufficio immigrazione gli rinnova il visto, perché la copertura sanitaria non viene estesa automaticamente? Non è accettabile che il ragazzo durante la sua permanenza paghi le tasse in Australia, ma non abbia diritto ad un’assistenza sanitaria adeguata”.
“Un altro punto che mi sta a cuore è il basso livello di soddisfazione degli italiani all’estero quando usufruiscono di servizi forniti dagli enti governativi di rappresentanza. Alcuni Ambasciate o uffici consolari nascondono l’inefficienza dietro la mancanza di personale”.
“Allora invece di pagare stipendi eccessivi a persone che arrivano da Roma senza una minima conoscenza del territorio, dove vivono spesso da “turisti” (turisti perchè dopo quattro anni devono comunque lasciare il posto), perchè non viene imposta l’assunzione di personale locale? Potete facilmente comprendere i vantaggi sia economici che di servizio”.
“Alcune organizzazioni, spesso di natura volontaria, il cui obiettivo è assistere gli italiani all’estero, stanno vivendo nell’incertezza. I continui tagli restringono sempre di più il loro effettivo operato. Pensiamo ai Comites, agli istituti di assistenza linguistica, alle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Alcune decisioni dell’attuale governo italiano non ci possono vedere come spettatori passivi”.
“Sono tanti gli argomenti su cui desidero confrontarmi con voi (riacquisto della cittadinanza, sistema di pagamento e portabilità delle pensioni), perchè la vostra esperienza nel supportare gli italiani all’estero è un patrimonio importante. Questo governo ci ha trasformati in cittadini di serie B, dobbiamo stimolare il cambiamento. A differenza di quanto fanno altre forze politiche, occorre fare capire che non basta gridare contro e voler distruggere, occorre fare capire che il MAIE è un movimento determinato a fare la differenza proponendo azioni concrete, a favore delle persone che ci stanno a cuore: gli italiani all’estero che avremo l’onore di rappresentare”.
“La Vittoria del MAIE – conclude Fera – è già partita dalle Americhe. Con il vostro aiuto bisogna farla passare dall’Australia per arrivare a Roma. Questo lo possiamo fare solo rimanendo uniti e sposando la causa comune”.
Discussione su questo articolo