Pubblichiamo qui di seguito l’intervento di Marco Fedi, deputato Pd eletto all’estero. Tra le altre cose, Fedi – senza mai nominarla – torna ad attaccare con forza la collega Fucsia Nissoli, eletta nel Nord e Centro America e da poco passata a Forza Italia, come ha già fatto in una intervista rilasciata proprio a ItaliaChiamaItalia. In particolare, sulla questione della cittadinanza e dello ius soli. Ma si parla anche di Imu. Buona lettura.
Forza Italia, all’estero, si prepara ad un salto di qualità: dopo la fase zero, arriva la fase del nulla. La fase zero, come si ricorderà, era caratterizzata dal fatto che essa non aveva più parlamentari eletti all’estero tra le proprie fila. Nella nuova fase qualcuno, anzi uno, è ricomparso, ma solo per produrre il nulla.
La produttrice di nulla, dopo aver utilizzato la cittadinanza come pretesto per giustificare l’ennesimo passaggio ad altro gruppo e partito in vista delle ormai prossime elezioni politiche, ha lamentato “promesse” non mantenute dai centristi in cui per sua scelta ha militato, sostenendo un cambiamento di posizione sul tema della cittadinanza da parte governativa.
Questo cambiamento, in realtà, non c’è mai stato. Dal lontano 1997 ad oggi, infatti, le richieste sulla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana hanno incontrato sempre gli stessi ostacoli, a partire da quelli opposti dal Governo Berlusconi. Il quale, anche se i neoadepti in cerca di una rinnovata verginità politica fanno finta di dimenticarlo, ha governato dal 2001 al 2006 e poi dal 2008 al 2011. In questi periodi non ha toccato nemmeno una virgola sul tema della cittadinanza perché troppo impegnato a devastare i capitoli per gli italiani all’estero, riducendo di oltre il 70% i finanziamenti.
Il Governo Berlusconi ha anche abrogato l’ICI per tutti, ma l’ha mantenuta solo per gli italiani all’estero!
Con un capolavoro di acrobazia, la stessa produttrice di nulla, si azzarda ad utilizzare IMU, TASI e TARI promettendo che Forza Italia al governo risolverà la questione per gli italiani all’estero. Nessuno le ha ancora spiegato che per i cittadini italiani iscritti AIRE e pensionati localmente l’equiparazione già esiste, grazie al PD, e che comunque il suo partito, sul tema, ha una credibilità parecchio al di sotto dello zero.
Su questo argomento, nel 2014, facevo alcune considerazioni che mi sembrano ancora molto attuali, anche alla luce dei problemi di sopravvivenza di molti piccoli comuni a seguito delle ridotte entrate tributarie. Le ripropongo, anche per rispondere alle tante inesattezze avanzate allora ed oggi da alcuni interlocutori.
La vicenda IMU, TASI e TARI, e Canone Rai, con le riduzioni o le esenzioni proposte, non è classificabile tra i diritti negati.
Ricordavo, citando l’esempio della mobilità in ambito nazionale raffrontata a quella internazionale, che in questo caso vige una parità di trattamento “sostanziale”. A chi dice che non si tiene conto della particolarità delle comunità insediate nel mondo da molti anni, delle distanze e della situazione specifica degli italiani fuori d’Italia, rispondo: “Bene, questa è la conferma che si tratta di una condizione peculiare di cui tener conto”.
Ciò significa che parliamo di uno “status particolare” da riconoscere, non di un diritto negato da garantire. Tanto è vero che il Senato, nella scorsa legge di stabilità (2014), ha fatto proprio questo, riconoscendo la equiparazione a prima casa, sull’immobile a scelta, al pensionato di prestazione estera o in convenzione internazionale. Ed ora si estende agli stessi soggetti l’esenzione TASI e la riduzione TARI. Nulla di tutto questo era scontato, tanto meno ottenuto per grazia ricevuta.
Abbiamo lavorato tutti per ottenere questo risultato. Non si tratta di un privilegio, ma di un regime privilegiato (e non è una mera sottigliezza). Un regime, per altro, già esistente, per tutti, nella situazione precedente all’abolizione dell’ICI, per tutti fuorché per i residenti all’estero, grazie al Governo Berlusconi, dal quale proviene questa vicenda.
Prima dell’abolizione dell’ICI, la casa non locata in Italia era automaticamente equiparata a prima casa. Sarebbe stato sufficiente mantenere nel sistema questo automatismo ed oggi probabilmente non ci troveremmo a parlarne.
Personalmente sono dell’idea che l’IMU debbano pagarla tutti, senza esenzioni. Sono convinto che debba essere un importo ragionevole, ma compatibile con le responsabilità civiche nei confronti dei Comuni. Sono abituato a farlo in Australia, dove ogni possessore di immobili, senza distinzione tra prime e seconde case, è tenuto a pagare una quota per tutti i servizi, indivisibili e divisibili che siano. Solo in Italia inventiamo strane distinzioni, sistemi complicati, tanta burocrazia, facendo risparmiare per altro migliaia di euro alle case di gran valore e poche centinaia a quelle che rientrano nella media nazionale.
Ho conosciuto sindaci disperati, di tanti comuni d’Italia, che negli anni hanno visto i centri storici languire, con case anche di italiani all’estero abbandonate e trascurate. Siamo sicuri che cancellare le tasse comunali sia lo strumento migliore per rianimare l’interesse verso l’Italia? Non sarebbe meglio, invece, un regime fiscale sulla casa semplice, chiaro, che garantisca tutti, indipendentemente da dove si vive e lavora?
A proposito dei residenti in Italia, è vero che la somma di due errori non ci restituisce giustizia, dignità e legittimità. Dobbiamo ricordare, però, che la nostra proposta supera i confini delle comunità all’estero: dovremmo fare tutti insieme una battaglia proprio sul principio di “prima casa” e sulla sua applicazione in Italia e nel mondo. Neanche le opposizioni hanno sottolineato questa necessità in Parlamento. Il Governo e la maggioranza hanno assunto un orientamento sulla fiscalità relativa alla casa.
Quando sono stato eletto ho preso un impegno con il Partito Democratico e, nonostante le diversità di opinione su alcuni temi, sono convinto che in un confronto pacato e ragionevole si possa trovare anche qualche risposta concreta e positiva.
Discussione su questo articolo