Francesca La Marca è deputata del Partito Democratico eletta all’estero nella circoscrizione America Centrale e Settentrionale, al suo secondo mandato da parlamentare. Nata a Toronto dove ha svolto i suoi studi, è cresciuta in seno alla comunità italiana in Canada. E’ membro della Commissione Esteri.
Onorevole La Marca, in questi giorni si è molto parlato di diritto e trasmissione della cittadinanza. La proposta di Salvini verteva su una limitazione dello ius sanguinis alla seconda generazione. Qual è la sua opinione al riguardo?
Per iniziare posso dire che ovviamente sono per lo ius sanguinis. Non sono d’accordo su nulla riguardo le politiche di Salvini, detto questo non posso che dargli ragione relativamente al fatto che la trasmissione della cittadinanza non debba andare oltre i nonni. La cittadinanza italiana è un privilegio, ma penso ai casi emersi in Sud America dove è stata concessa a lunghe generazioni di pronipoti: non solo è uno spreco di denaro che lo Stato italiano non può permettersi, ma anche una banalizzazione della cittadinanza. Regalarla in questo modo, in particolare mi riferisco ai casi in America Latina, mentre ci sono persone di una certa età che sono nate e cresciute in Italia e non possono riacquisirla, lo ritengo ridicolo.
Questa proposta era già stata avanzata dall’ex-senatore Micheloni nella scorsa legislatura. Ripeto, è l’unico punto che condivido con Salvini, bisogna mettere fine al caos che si è creato nei vari consolati del sudamerica e per non sminuire il valore della cittadinanza italiana.
Aggiungo però che oggi più che mai noi eletti all’estero dobbiamo batterci per il recupero della cittadinanza per coloro che l’hanno persa. Faccio riferimento alla mia proposta di legge sul riacquisto della cittadinanza presentata nella scorsa legislatura, che ho ripresentato in questa. È una battaglia che merita, mi impegnerò con la stessa energia. Chi ha perso la cittadinanza italiana per ottenere quella di uno stato estero dove risiede deve poterla riottenere.
La notizia di questa mattina (ieri per chi legge, ndr) pubblicata su italiachiamaitalia.it è proprio che Salvini ha rassicurato il sottosegretario Merlo: niente limiti allo ius sanguinis. Quali sono quindi secondo lei le formule da adottare per l’acquisizione della cittadinanza?
A mio avviso la limitazione sarebbe potuta essere positiva. Io sono per lo ius sanguinis ma con certi confini. Oltre i nonni non si dovrebbe andare. Sono anche a favore dello ius soli temperato, o ius culturae come era stato nominato, proposta avanzata nella scorsa legislatura che prevedeva un ciclo di studi prima dell’acquisizione della cittadinanza.
L’operato del Governo di questi mesi sul lavoro svolto per gli italiani all’estero?
Vorrei attendere prima di dare un giudizio sul lavoro del sottosegretario Merlo, è ancora troppo presto, ma posso darlo sul Governo gialloverde. Come ho detto già in diverse interviste, temo che faremo dei passi indietro. Basti pensare che le ultime due leggi di bilancio sono state in assoluto le più positive per quanto concerne i fondi destinati agli enti gestori per gli italiani all’estero, sono stati approvati anche molti dei miei emendamenti al riguardo. Oggi vediamo dei segnali negativi, basti pensare che nella scorsa legislatura sia Lega che M5S hanno presentato emendamenti per l’abolizione della circoscrizione estera e hanno chiamato in causa la democrazia per gli italiani all’estero sostenendo che il voto per corrispondenza non fosse democratico. Già questo dice tutto.
Secondo lei le modalità di voto all’estero andrebbero riformate?
Sono certamente per un dialogo, per capire quali sono le migliori modalità di controllo e sicurezza per il voto. In campagna elettorale ho presentato un progetto per allineare i dati tra Ministero dell’Interno e quello degli Esteri. Pare infatti che i due ministeri non comunichino tra loro, se vi fosse un allineamento sarebbe già qualcosa di positivo. Detto questo non sono favorevole al voto nei seggi, le difficoltà dovute alle distanze sono troppo grandi e porterebbero svantaggi a molte persone, in particolare quelle più anziane. Siamo nel 2018 e credo che i tempi siano maturi per sviluppare il voto on-line anche in aggiunta al voto per corrispondenza garantito dal codice a barre, così come accade in altri paesi civili. Non esiste il sistema perfetto, ma queste potrebbero essere delle migliorie.
Le scelte del Governo in tema di migranti?
Confermo il mio essere in disaccordo con le idee di Salvini. Come si dice “tutto fumo e niente arrosto”, spesso fa la voce grossa con pochi risultati. Salvini dà l’impressione di aver limitato gli sbarchi ma non è così, già lo scorso anno con i provvedimenti presi dall’ex-Ministro Minniti abbiamo avuto una diminuzione degli sbarchi dell’80%. Il resto è tutta retorica e poca sostanza, Salvini è in costante campagna elettorale, parla alla pancia della gente ottenendo pochi risultati.
Inizia una lunga e complessa fase congressuale per il Pd. Sarà l’occasione per una rinascita del partito?
Assolutamente sì. Il Pd ha fatto molti errori e abbiamo lasciato troppo spazio alle destre nell’occuparsi di questioni che hanno sempre interessato la sinistra. Alla luce del risultato elettorale in Svezia, ma in generale nei paesi occidentali, possiamo comunque dire che la crisi della sinistra non è solo una tendenza italiana. E’ ora di tornare ad avere rapporti stretti con l’elettorato, parlare e scendere in piazza con la gente. Mi auguro che si possa fare a partire da questa fase.