Forse potranno stupirsi coloro che non erano fra i combattenti (non molti a onore del vero) per il voto agli italiani all’estero guidati da Mirko Tremaglia. Sì, potranno stupirsi coloro che non sanno, o non ricordano (in effetti se ne parla poco), che per oltre mezzo secolo ci fu la feroce opposizione delle due maggiori forze politiche: la Democrazia Cristiana e soprattutto il Partito Comunista Italiano.
Io non mi stupisco affatto nell’ascoltare oggi il senatore Nicola Latorre, esponente di primo piano del PD, che di quel PCI è l’erede, lasciarsi scappare di bocca quello che il suo partito pensa veramente del voto agli italiani all’estero.
Il sen. Latorre ha detto testualmente: “Io sono contrario al voto degli italiani all’estero. Ritengo sia un errore. Avrebbero molto più diritto di voto quelli che magari non sono italiani ma vivono in Italia da molti anni e pagano le tasse in Italia e contribuiscono ai fondi pensione”.
Forse non a caso questa affermazione viene fatta lo stesso giorno in cui alla Camera viene votata una legge elettorale che introduce la regola per cui anche un residente in Italia si può candidare nella circoscrizione Estero.
L’impressione forte è che si sia ufficialmente aperta la caccia al voto degli italiani nel mondo e che molto rapidamente il PD, che su questa linea non avrà difficoltà a trovare l’assistenza di altre forze, prima fra tutti quella dei 5 stelle, riuscirà finalmente a:
a) annullare il voto agli italiani all’estero, che non pagano le tasse ecc.;
b) dare il dritto di voto agli immigrati.
E a quel punto non servirà nulla protestare. A chi proverà a farlo verrà risposto: “D’altronde noi lo avevamo detto chiaramente. Non avete sentito le dichiarazioni del Sen. Latorre?”.
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