Il MAIE di Ricardo Merlo si appresta a organizzare la più grande manifestazione di sempre per chiedere servizi consolari dignitosi per i nostri italiani all’estero e per protestare contro tutti quei governi, compreso quello attuale, che nel corso degli anni si sono accaniti sugli italiani nel mondo. Come se toccasse a questi nostri connazionali più di altri tappare i buchi delle casse dello Stato, causati peraltro proprio dall’inefficienza burocratica della macchina statale.
L’appuntamento è previsto per il 12 ottobre, a San Paolo. Non una scelta a caso, no di certo. San Paolo può considerarsi infatti la città più italiana del Sud America – se non del mondo – con una presenza fortissima di italiani. Proprio in Brasile i nostri connazionali e i discendenti degli emigrati italiani sono costretti e soffrire disagi e inefficienze per rinnovare un passaporto o per riuscire anche solo a presentare la domanda per richiesta di cittadinanza.
Merlo inoltre con questa manifestazione entra con tutti e due i piedi nel territorio di Fabio Porta (Pd) e Renata Bueno (ex USEI che probabilmente si prepara a correre in Sud America con una propria lista, sarebbe già pronto il simbolo. Ci torneremo presto su ItaliaChiamaItalia).
Sia Porta che Bueno, i dati non mentono, hanno sostenuto per tutta la legislatura un esecutivo che ha obiettivamente penalizzato con tante sue scelte le nostre comunità italiane oltre confine. I due parlamentari potranno anche andare in giro a fare campagna elettorale annunciando che nella prossima legislatura, una volta rieletti, aggiusteranno tutto ciò che non va: faranno, diranno, prometteranno.
Verrebbe da chiedersi come mai non sono riusciti a ottenere nulla, nonostante i loro sforzi, durante questa legislatura. E la risposta è sempre la stessa: parlavano a un governo sordo e cieco, che di italiani nel mondo non ne ha mai voluto sapere se non nel momento delle elezioni (come nel caso del referendum costituzionale).
Ci fa rabbia, da italiani, sapere che il simbolo dell’Italia in America Latina è una rete consolare al collasso.
Ci fa male, da italiani nel mondo, osservare come piano piano il Sistema Italia oltre confine rischi di sgretolarsi su stesso a causa dell’incuria dei nostri governanti e dell’inconcludenza dei nostri rappresentanti a Roma, che pure si sforzano, per carità, e noi saremo sempre dalla loro parte, sostenendoli nei loro tentativi di ottenere qualcosa per gli italiani nel mondo; tuttavia dopo 12 anni di presenza dei 18 eletti all’estero in Parlamento possiamo dirlo senza paura di essere smentiti: il bilancio è molto magro, del tutto insoddisfacente.
C’è chi ha avuto il coraggio di scrivere sui social e persino in qualche newslist politica che protestare per ottenere servizi consolari efficienti è una perdita di tempo, anzi è solo propaganda, perché tutto funziona perfettamente. Sono andato a vedere dove viveva quel connazionale: in Svizzera.
Primo: non è lo stesso, proprio no, essere italiano residente all’estero a Lugano o a San Paolo, a Zurigo o a Buenos Aires. Secondo: vado a memoria, ma anche in Svizzera ricordo diversi casi di inefficienza da parte delle strutture consolari, certamente ricordo molto bene le lamentele dei connazionali che si sono visti chiudere i propri consolati anche in terra elvetica, punti di riferimento sul territorio. Terzo: in America Latina il tema dei servizi consolari è assai sentito dalle nostre comunità, obiettivamente la nostra rete consolare ha difficoltà enormi nell’assistere i nostri connazionali.
Ma ammettiamo per un attimo che non sia così. Diciamo per un momento soltanto, come piace fare all’on. Garavini del Pd che sogna ad occhi aperti un mondo in cui tutto va bene madama la marchesa, che i problemi non siano così importanti.
Beh, dal punto di vista politico ciò che davvero importa è ciò che la gente percepisce.
E i nostri connazionali che respirano tanta insicurezza e inefficienza quando si parla di servizi consolari, hanno perso la fiducia in una Italia che sembra allontanarsi ogni giorno di più.
Allora fa bene Ricardo Merlo a insistere su un tema che è un punto cruciale di malcontento tra gli italiani residenti all’estero e fa bene il MAIE a continuare a farsi portavoce di una battaglia anche simbolica che rappresenta concretamente la disillusione degli elettori sparsi nel mondo; il MAIE lotta con i suoi collaboratori per spiegare sui territori quali strategie servono per ottenere risposte e riavvicinare alla politica coloro che in questi anni hanno scelto l’astensionismo come forma di protesta, senza riflettere sul danno che hanno provocato a se stessi. Chi non partecipa e non dà la propria fiducia a chi vuole rappresentare nel miglior modo la comunità di riferimento alla fine rimane fuori dalle decisioni parlamentari. Con buona pace dei diritti e dei sentimenti offesi.
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