Nemmeno un eletto all’estero nel governo Gentiloni. La sfornata di viceministri e sottosegretari c’è stata e ancora una volta gli italiani nel mondo vengono di fatto tenuti fuori dalla stanza dei bottoni. Ne prendiamo atto, con rammarico.
Ci sono diciotto parlamentari eletti dagli italiani residenti all’estero, con le preferenze per giunta. Conoscono il mondo dell’emigrazione perché lo vivono in prima persona da tempo, alcuni di loro da una vita. La maggior parte ha fatto campagna elettorale per il Sì al referendum, soprattutto i deputati dem si sono messi sotto e hanno battuto il territorio con costanza e impegno. Sarebbe stato giusto pensare a uno di loro come sottosegretario agli Esteri. Non ci sarebbe stato nulla di scandaloso, anzi.
Un Marco Fedi, deputato Pd residente in Australia, lo avremmo visto bene nel ruolo di sottosegretario, per esempio. Oppure si sarebbe potuto pensare a un esponente vicino ad Angelino Alfano, per giunta nominato ministro degli Esteri, come Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare eletto nella ripartizione estera Europa che pure si è impegnato nella scorsa battaglia referendaria senza risparmio di energie. Che dire di Fabio Porta, eletto in Sud America? In Brasile, dove Porta è residente, il Sì ha superato l’80%. Fabio è anche presidente del Comitato per gli italiani nel mondo alla Camera, da tempo tratta ancor più da vicino certe tematiche legate all’emigrazione. Si sarebbe potuto pensare a lui, no? Sono solo alcuni esempi.
PORTA (PD) A ITALIACHIAMAITALIA: “SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI? LOGICO PENSARE A UNO DI NOI”
La cronaca narra di un’offerta al presidente del MAIE, On. Ricardo Merlo. Secondo quanto appreso, gli è stata data l’opportunità di entrare nel governo come sottosegretario agli Esteri. Lui ha rifiutato, valutando non opportuno entrare a far parte di un esecutivo “fotocopia” di quello di Renzi, verso il quale dunque Merlo non nutre alcuna fiducia per quanto riguarda il mondo degli italiani all’estero. “Chi me lo fa fare di andare a fare il sottosegretario di un governo che non darà nulla agli italiani nel mondo? Per giunta, in una legislatura che deve portarci al voto prima possibile? No, grazie”: questo il ragionamento fatto da Merlo con i suoi più stretti collaboratori, che poi promette: “Al prossimo giro, vedremo”.
Preso atto della decisione di Merlo – giusta o sbagliata, giudicherà il tempo -, ci sembra davvero un errore quello di non avere pensato a uno dei deputati eletti oltre confine da sempre legati alla maggioranza di governo. Per loro il ragionamento sarebbe stato diverso: sono parte della maggioranza da sempre, la sostengono nei voti di fiducia, sono convinti – loro – che il governo Renzi abbia fatto bene al mondo dell’emigrazione, migliorandone molti aspetti. A quel punto sì una poltrona di sottosegretario sarebbe stata più che meritata, un sacrosanto riconoscimento, e rifiutarla non avrebbe avuto alcun senso.
Chissà fino a che punto queste riflessioni interessano davvero i nostri lettori oltre confine, quegli italiani nel mondo alle prese con gli scarsi servizi consolari che vengono loro offerti e i quattrini che sono costretti a scucire se possiedono una casa di proprietà in Italia; tuttavia resta l’amaro in bocca nello scoprire che non esiste alcun riconoscimento né tanto meno riconoscenza verso chi ci mette il cuore.
Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. A volte abbiamo l’impressione che ci prendano tutti per i fondelli. Non ci sarà alcun rispetto nei confronti degli italiani all’estero fino a quando uno di loro, uno di noi, non siederà al tavolo di chi comanda.
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