Senatrice o senatore? “Senatrice”. Al contrario di Francesca Alderisi, eletta al Senato col centrodestra nella ripartizione estera Nord e Centro America, Laura Garavini, Pd, preferisce essere chiamata senatrice, al femminile. A colloquio con Italiachiamaitalia.it racconta come sta vivendo questo passaggio da Montecitorio a palazzo Madama. Garavini, infatti, arriva da una legislatura vissuta alla Camera dei Deputati.
“Il Senato – dichiara – insieme alla Camera è il cuore della democrazia e ancora oggi le immagini degli antichi senatori romani danno anche plasticamente il senso di quanto si sia davvero al centro dell’esercizio democratico”.
Garavini, ma anche tanti altri eletti come lei, vive questo clima, un po’ da primi giorni di scuola, con grande emozione: “Sono sicuramente giornate molto intense ma anche molto emozionanti, anche le prime operazioni, le registrazioni, la presa di possesso dei nuovi spazi. Il Senato inoltre si è dotato di un nuovo regolamento che entrerà in vigore proprio in questa legislatura. Dunque studiare, cercare di capire i meccanismi, per una legislatura che non sarà facile, impegnativa, ma che affronterò con lo stesso spirito di servizio di sempre”.
La senatrice a Italiachiamaitalia.it spiega di sentire addosso “un grande senso di responsabilità, per il fatto che circa 35mila persone abbiano espresso la loro fiducia nei miei confronti”. Garavini è risultata essere la più votata nel Vecchio Continente.
Sen. Garavini, vivrà questa legislatura all’opposizione?
Sono fortemente convinta del fatto che sia importante rispettare la volontà dell’elettorato, che ha dato una indicazione netta: il Pd deve stare all’opposizione. Dobbiamo rispettare questa volontà, facendo in modo che chi ha vinto vada al governo. Mi auguro però che per quanto riguarda le questioni degli italiani all’estero si riesca a evitare, anche dall’opposizione, che vengano messe in discussione le importanti riforme adottate in questi anni di governo.
Parliamo del voto all’estero. Ha seguito la vicenda denunciata dall’On. Fabio Porta, che riguarda possibili brogli elettorali in alcuni seggi di Buenos Aires?
Capisco la preoccupazione di Porta e la condivido.
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In questa legislatura si riuscirà a mettere in sicurezza il meccanismo elettorale con cui votano gli italiani nel mondo?
Il Pd è la forza politica che si è resa promotrice da diversi anni di una proposta di legge in materia.
D’accordo, ma se poi né Parlamento né governo vogliono occuparsi del tema, a che serve?
Non ci sono stati i tempi per arrivare a trattare anche questa modifica elettorale. Ma la mia vera preoccupazione è un’altra…
Quale?
Che questo venga preso come alibi per eliminare il voto estero da forze politiche che hanno tra l’altro avuto un grande risultato alle elezioni.
Parli chiaro, senatrice.
Sia Lega che M5S sono stati artefici in passato di proposte di legge ed emendamenti che vanno in questa direzione. Mi auguro comunque che ci siano in questa legislatura le condizioni politiche per giungere a una rettifica del voto per corrispondenza.
Cosa farà Laura Garavini per evitare che il bambino venga gettato via con l’acqua sporca, ovvero che con l’alibi, appunto, di riformare il voto all’estero, questo venga eliminato?
Ho intenzione di ribadire l’importanza del voto degli italiani all’estero, frutto di lunghe battaglie. Come parlamentare presenterò una proposta di legge che andrà nella direzione di rivedere e migliorare tutta una serie di prassi, legate anche alle operazioni di scrutinio.
In sintesi, ci ricorda qual era la proposta del Pd per riformare la legge Tremaglia?
Andava nella direzione di introdurre l’inversione dell’opzione, ovvero il registro degli elettori, dunque una sorta di preiscrizione al voto: riceve il plico elettorale sono quel connazionale che ha dichiarato la volontà di votare.
Come alle ultime elezioni dei Comites.
Esatto. In quell’occasione questa cosa non ebbe un esito positivo, nel senso che ci fu una bassissima partecipazione. In futuro sarebbe necessaria una campagna informativa molto intensa, molto forte, da parte del governo, per consentire ai cittadini di preregistrarsi.
Voto elettronico, che ne pensa?
Potremmo in contemporanea iniziare a prevedere in via sperimentale anche l’ipotesi di un voto telematico. Ecco, credo che questa dovrebbe essere la soluzione.
Dunque lei manterrebbe il voto per corrispondenza?
Sì, sarebbe imperdonabile abolire il voto per corrispondenza.
Visti i possibili brogli e le tante irregolarità, alcuni suoi colleghi sostengono che vada abolito…
Non capisco. In altri Paesi, come la Germania dove vivo, il 70% delle normali operazioni di voto, per qualsiasi elezione, anche a livello nazionale, si svolge per corrispondenza. Se questo è possibile in Paesi molto democratici, perché non può farlo anche l’Italia?
Forse perché noi siamo italiani e non tedeschi?
Mi rifiuto di pensare che gli italiani non debbano essere un popolo civile, non in grado di rispettare le regole democratiche del voto.