Secondo l’Oim la crisi dei migranti in fuga dal Venezuela rischia di raggiungere la gravità di quella del Mediterraneo, con i migranti che dalle coste del Nord Africa rischiano la vita in un viaggio della speranza che non sanno dove li porterà.
Così in Sud America, per far fronte ai migranti venezuelani, si moltiplicano le iniziative nazionali e regionali. In Brasile, per esempio, il presidente Michel Temer ha ordinato di dispiegare l’esercito nel Nord, al confine con il Venezuela, dove da mesi arrivano i rifugiati. E l’Ecuador, vista l’urgenza della situazione, ha anticipato al 3 e 4 settembre la riunione regionale di 13 Stati che era inizialmente in programma per il 17 e 18 settembre. Al vertice, che si terrà a Quito, dei 13 Paesi invitati hanno già confermato la loro partecipazione Colombia, Brasile e Cile. Devono ancora confermare invece Argentina, Bolivia, Costa Rica, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela.
Il Perù ha dovuto mettere in atto misure per contrastare l’emergenza igienico-sanitaria in quelle zone del Paese dove sono riuniti i migranti dal Venezuela.
I Paesi vicini al Venezuela stanno avviando delle collaborazioni: Colombia e Perù al termine di una riunione a Bogotà hanno annunciato un accordo per scambiarsi informazioni sulle centinaia di venezuelani che accolgono, al fine di evitare che i migranti ricevano assistenza in più di un Paese “limitando le possibilità per altri” venezuelani.
Intanto nei giorni scorsi il governo Maduro ha messo in atto misure per favorire il rientro dei venezuelani in Patria, anche se secondo l’opposizione si tratta dell’ennesima presa in giro. Il dittatore venezuelano ha invitato i cittadini a “smettere di lavare i bagni all’estero e tornare a vivere in patria”, evidenziando di avere compiuto delle riforme economiche.
Ieri dal Perù sono rientrati a Carcas cento venezuelani, una infinitesima parte rispetto agli oltre 400mila presenti in terra peruviana.
L’uruguayano Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Oas), ha invitato i Paesi della regione ad applicare sanzioni contro il governo venezuelano, che ha definito una “dittatura“. E sull’amministrazione Maduro si è espresso anche il presidente brasiliano Temer: “Il Brasile rispetta la sovranità degli Stati, ma ci dobbiamo ricordare che è sovrano soltanto un Paese che rispetta il suo popolo e se ne prende cura”. Invece il Venezuela continua a sprofondare verso una crisi sociale ed economica sempre più grave, con un presidente che è un vero e proprio dittatore. Fino a quando?