Il risultato delle elezioni comunali ha fatto molto male al Pd. Matteo Renzi in persona l’ha detto chiaro: è stata una sconfitta netta. D’accordo con lui l’On. Marco Fedi, tra gli altri, eletto oltre confine e residente in Australia. Così il Partito Democratico, mentre si lecca le ferite, guarda al futuro. Alle prossime sfide elettorali. E lo fa anche in Europa, con gli eletti dem nel Vecchio Continente, tra cui c’è l’On. Gianni Farina, che nelle ultime settimane si è assai speso, per esempio, per spiegare ai connazionali l’importanza di votare Sì al referendum costituzionale che si terrà in autunno. ItaliaChiamaItalia lo ha raggiunto telefonicamente per saperne di più.
On. Farina, qual è la situazione a livello europeo dopo Brexit? Quali iniziative sta promuovendo il Pd e quali quelle in programma?
Personalmente, mi sto impegnando in molte iniziative. Ricordiamoci che viviamo accanto all’Italia (mi rivolgo in particolar modo alla Svizzera, alla Francia, alla Germania) pertanto seguiamo quotidianamente le vicende italiane. Ciò che sta accadendo a livello europeo coinvolge naturalmente anche la Svizzera, in quanto firmataria degli atti bilaterali che la avvicinano di fatto all’Europa, soprattutto alla luce di quanto accaduto in Gran Bretagna.
Vi sono due aspetti da tener bene in considerazione: il primo riguarda i nostri connazionali in Europa che ammontano ad una comunità di circa 2 milioni e 800 mila concittadini. Qui si vive la vicenda della Brexit come un problema fondamentale, con ripercussioni sia in materia di crescita che in materia di disoccupazione. Si pensava che la libera circolazione fosse un bene acquisito per l’eternità. Occorre ricordare che ormai son 600 mila i cittadini italiani che vivono in Gran Bretagna e oltretutto la maggior parte di loro non sono iscritti all’AIRE, dunque sarà compito del Pd occuparsi di questa questione e seguirla ogni giorno.
L’altro punto di cui dovrà occuparsi il partito riguarda poi sicuramente le riforme ed i comitati che si stanno formando in vista del Sì (ma anche quelli per il No). Io sono schierato a favore di un “sì della ragione”, ho fondato un Comitato Europeo al quale hanno aderito molti nostri connazionali non solo in Svizzera ma anche in Francia ed in altri parti dell’Europa. Dopo l’iniziativa di Ginevra ne ho altre in preparazione, la prossima si terrà a Berlino, il 15 luglio.
Il Pd dopo il risultato delle comunali gode ancora di buona salute?
Nelle comunali bisogna fare assolutamente un distinguo. Vi sono luci ed ombre. Mi sembra evidente che l’ombra di Roma vada declassata dal contesto nazionale, alla luce dei molti drammi di cui è stata protagonista come quelli relativi a mafia capitale. Dunque toglierei Roma dal contesto di un’analisi critica su cosa è avvenuto. A Torino invece, la sconfitta si fa più grave, nonostante lo sforzo del partito a far bene. Il fatto che si sia perso il rapporto con il ceto operaio, soprattutto nelle periferie di questa grande città di tradizione industriale, è una sconfitta per il Pd. Questo ci deve far riflettere attentamente ed in fretta. Non è sufficiente governar bene, bisogna farlo sapere. L’informazione in questo ha un ruolo fondamentale.
La minoranza all’interno del Pd continua ad attaccare il premier-segretario. D’Alema a Ballarò gli ha suggerito di cedere le redini del partito e lasciar spazio ad altre figure. Pensa che Renzi abbia ormai perso la fiducia degli Italiani?
A differenza di quanto espresso da D’Alema, penso invece che allo stato attuale non vi siano assolutamente alternative a Matteo Renzi e alla sua appassionata opera di governo. Sicuramente ha fatto qualche errore. A volte, il suo racconto non ha convinto gli altri militanti del Pd, non rivelandosi all’altezza delle aspettative. Su questo non vi è dubbio, ma in quanto sostenitore delle riforme, ritengo che il premier vada sì criticato quando è giusto ma anche incoraggiato a perseguire l’importante opera di governo del Paese.
Secondo lei la carica di presidente del Consiglio può conciliarsi con quella di Segretario di partito?
Secondo me sì, perché io sono un cittadino europeo, non solo un cittadino italiano. In Europa, la leadership, che sia all’opposizione o che si sia al governo del Paese, è sempre del presidente del partito ed è sempre una sola. Il Segretario in genere, nei partiti della Sinistra Europea, è un segretario organizzativo. Allora se occorre una riforma, probabilmente è necessaria una riforma interna al Pd.
Credo che per queste ragioni, la polemica sulla doppia carica non abbia ragione di esistere. Ha invece forse ragione di esistere il cambiamento statutario e cioè che vi debba essere un Presidente che detiene la leadership politica ed un Segretario che si occupi del piano organizzativo.
A ottobre si voterà per il referendum costituzionale. Oltre alle iniziative di cui ci ha parlato e alla nascita di comitati, oltre confine avete in progetto una vera e propria campagna elettorale?
Certamente, la stiamo già facendo. Gli italiani all’estero eleggeranno 12 deputati al Parlamento Nazionale. Se vincerà il Sì, non ci saranno più i senatori eletti all’estero ma, alla Camera, la presenza della rappresentanza estera sarà comunque confermata. Nel processo riformatore, l’articolo 48 è l’unico che viene cambiato dei 54 articoli Costituzionali che stabiliscono i valori repubblicani. Questo a conferma dell’importanza della rappresentanza italiana nel mondo.
L’Italicum…
Io sostengo che questa riforma elettorale vada modificata. Promuovo invece il “Mattarellum” che poi è la legge che porta il nome dell’attuale Presidente della Repubblica. Bisogna ripristinarla e togliere lo scorporo nel proporzionale. Sono dunque per il “Mattarellum” ma abolendo lo scorporo.
Se il M5S ottenesse la leadership a livello nazionale, quali ripercussioni si potrebbero avere in Europa?
Bisogna sempre fare un distinguo tra propaganda politica e responsabilità di governo. Detto questo penso che i partiti quando assumono responsabilità di governo cambino rispetto alle battaglie fatte in opposizione. Prima di guardare ad uno scenario europeo, bisognerà vedere se saranno all’altezza di governare due grandi città come la capitale del Paese e quella che a suo tempo fu la capitale del Regno d’Italia.
Il 25 luglio arriverà alla Camera la proposta di legge per legalizzare la cannabis. Cosa ne pensa?
Sono molto prudente. Bisogna sicuramente guardare con attenzione a tutti i problemi etici e relativi al vivere comune connessi a questa proposta. Si può sicuramente cambiare, riflettere e rinnovare, ma dopo mirate riflessioni e tenendo conto sia delle tradizioni storico-culturali della società in cui viviamo, sia delle leggi che vengono dall’Europa e dal Parlamento Europeo di cui facciamo parte.
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