Eugenio Marino, responsabile del Pd nel Mondo. Cosa vota il 4 dicembre?
Voto Sì al referendum costituzionale
Perché?
Perché c’è un testo e un contesto. Al di là del testo della riforma, esiste un contesto politico che, come abbiamo scritto nel nostro documento politico “La responsabilità del PD”, va molto più in là di questioni che riguardano l’ordinamento dello Stato. E’ una questione politica molto più ampia che si incrocia con il destino non solo del Pd, ma dell’Italia, dell’Europa e del mondo.
Ci spiega meglio?
Viviamo in un mondo molto complesso, esiste molta instabilità politica più che instabilità legata alla durata dei governi. Queste paure della globalizzazione stanno spostando l’asse della politica internazionale molto a destra o sul versante del populismo, delle chiusure xenofobe, dei protezionismi. Lo stiamo vedendo in Europa, lo abbiamo visto negli Usa con Trump. Lo vediamo con la crisi dei governi di sinistra in Sud America, a volte con veri e propri colpi di mano. Insomma, una crisi politica e della sinistra a livello internazionale.
Dunque?
Non possiamo permetterci di indebolire una sinistra italiana ed europea. E’ chiaro che se vincesse il No a rivendicare la vittoria sarebbero principalmente Grillo e la destra. Anche in Italia arriverebbe l’onda lunga di Trump, un’onda fatta di populismo e chiusure. Ecco, in caso di sconfitta del Sì il vero vincitore sarebbe il populismo di Grillo o Salvini. Dunque, siccome non si tratta di discutere i principi sacrosanti della prima parte della Costituzione, che rimangono invariati, il contesto politico attuale mi porta a votare Sì al referendum.
E’ più d’accordo con Napolitano che con D’Alema…
Ho argomentato le ragioni di questo voto e le ho inquadrate in una situazione politica molto ampia. Non mi importa poi chi vota Sì o No, soprattutto in una competizione come questa, che genera ovviamente spaccature.
Cosa risponde a quegli italiani nel mondo che dicono di non poter votare Sì a una riforma che elimina dal Senato i loro rappresentanti?
Questo per me è di secondaria importanza. Certo, si sarebbe potuto trovare un modo per tenere i senatori eletti all’estero, come lo si è fatto per i senatori a vita o di nomina presidenziale. Ma questo per me non è determinante per stabilire cosa votare, perché se diventa determinante un interesse particolare e tutti ragionano perdendo di vista l’interesse generale, allora ogni voto rischia di essere falsato. Penso sia giusto seguire un interesse generale e più alto, più si alza lo sguardo più il voto ha un senso.
Al di là della situazione politica contingente, la riforma nel merito la convince o no?
Sì, nel complesso mi convince. Ha tutta una serie di aspetti positivi per i quali potrei essere entusiasta, così come ha degli aspetti negativi che mi preoccupano.
Uno degli aspetti negativi, secondo lei?
Inutile fare questo gioco. Persino chi ha scritto la riforma sa che ci sono dei limiti. Ma se valuto non sul testo, ma sul contesto, è a quello che mi fermo. Inutile entrare nel merito e discutere dei particolari.
Uno degli aspetti positivi?
Non sono mai stato per un federalismo spinto, troppi poteri alle regioni creano disordine. Preferirei un centralismo da parte dello Stato su alcune materie, e questa riforma va proprio in questa direzione. Ma entrare nel merito è utile fino a un certo punto. A me piacerebbe ascoltare una opinione chiara da parte del MAIE, per esempio, sulla riforma.
Che c’entra il MAIE?
Beh, il MAIE ci spiega da anni che questo è il peggior governo che gli italiani all’estero abbiano mai avuto. E’ chiaro che se vince il No rischia di cadere questo governo. Ma il MAIE vota No per fare cadere il governo o vota Sì perché c’è un contesto più ampio che ha bisogno di questo Governo? Io mi auguro la seconda cosa… Mi piacerebbe, approfittando di questa intervista con ItaliaChiamaItalia, che mi sia concesso chiedere all’On. Merlo chiarezza su questo.
Concesso. Torniamo al referendum. Il Pd è diviso, in Italia e anche oltre confine… Il ministro Boschi in Sud America è stato ricevuto da coordinatori Pd che sono per il No. E’ caos totale nel Partito Democratico?
Il Pd nasce come partito plurale, basta leggere lo Statuto. La sua essenza è pluralità, mescolanza di tradizioni politiche diverse. Poi è un partito enorme, alle ultime Europee ha preso il 41 per cento. Fisiologico ci siano posizioni diverse, guai se non ce ne fossero. Soprattutto in materia costituzionale, per la quale non esiste disciplina di partito. E comunque i contrari alla riforma all’interno del Pd all’estero sono davvero una minima parte.
Eppure quando Renzi parla di D’Alema o di Bersani, e viceversa, sembrano persone che appartengono a partiti diversi
La minoranza ha le sue posizioni, le argomenta. Esiste una dialettica vera, non finta, su una materia importante, nella quale – questo è vero – a volte si è passato il limite. Faccio un appello attraverso il vostro giornale, che so essere seguito in tutto il mondo da migliaia di italiani all’estero: abbassiamo i toni, perché stiamo discutendo di questioni serie e siamo una comunità unita.
In occasione del referendum torna d’attualità il voto all’estero. Questo voto che continua ancora a fare acqua da tutte le parti. C’è volontà politica di riformare il voto estero o alle prossime elezioni andremo a votare con lo stesso meccanismo elettorale, ormai criticato da tutti?
Il voto per corrispondenza ha degli elementi per cui può essere attaccato e tacciato di imperfezione. Il racconto invece che si fa sul voto all’estero è strumentale e offensivo in alcuni casi o superficiale in altri. Le basti leggere le dichiarazioni di oggi del costituzionalista Pace che dice di voler impugnare il referendum se vince il Sì con il voto determinante degli italiani all’estero. Ho molto rispetto di Pace, ma gli basterebbe vedere la letteratura del voto estero negli anni passati, il suo svolgimento reale. Qualche irregolarità, qualche problema, ma nulla di serio e determinante per la democrazia. Il voto degli italiani nel mondo ha problemi che vanno risolti, certamente. Ma il numero delle irregolarità che si riscontrano oltre confine è comunque talmente esiguo da essere fisiologico. È chiaro che il voto estero va migliorato e nessuno più del Pd ha fatto proposte di legge in questo senso, serie e condivise, per metterlo in sicurezza. Il problema è la visibilità di gente che non conosce questo sistema e parla senza sapere come stanno le cose, persone che più che essere contrarie al voto sono contrarie alla rappresentanza degli italiani all’estero a Roma e allora parlano di brogli e irregolarità. Tutti argomenti che vengono usati in maniera strumentale, ribadisco, col pretesto di eliminare gli italiani nel mondo dal Parlamento italiano.
Insisto: il voto all’estero verrà riformato per le prossime elezioni?
In Italia fare previsioni è impossibile. Mi auguro che prima possibile ci siano le condizioni e che prima del voto per le elezioni politiche si possa mettere mano al voto estero per rafforzarlo e metterlo in sicurezza.
Se vince il No al referendum Renzi dovrebbe restare a palazzo Chigi o togliere il disturbo?
Mi auguro che il premier qualsiasi cosa accada rimanga dove sta. Ma è solo lui che può decidere, in coerenza con il suo carattere, con le cose che dice e che fa. Mi auguro rimanga a palazzo Chigi. Ma non perché sia particolarmente affezionato a Renzi, ma perché credo sia giusto mantenere comunque una stabilità politica.
Che Paese sarà quello del 5 dicembre?
Auspico che non sia un Paese ferito, definitivamente dilaniato. Mi auguro che il giorno dopo le divisioni si ricompongano e si continui a vivere come una comunità unita, perché questo voto divide non solo i partiti, ma le comunità, persino le famiglie: c’è chi nella stessa famiglia vota con passione per il Sì e chi vota con passione per il No. E’ questa la natura stessa del referendum.
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