Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche, cresce l’attività dei partiti e dei loro esponenti. La legge elettorale che finalmente è stata approvata dovrà essere messa alla prova, ma è da accogliere come positivo il fatto che sia stato deciso un sistema elettorale omogeneo tra Camera e Senato, il che eviterà (o almeno lo si spera, date le volubilità e le incostanze dei parlamentari eletti) che possano risultare maggioranze diverse nei due rami del Parlamento.
Il Pd al governo sta sbandierando come un suo successo la timida ripresa economica che sarebbe in atto. Noi pensiamo piuttosto che le aziende che hanno ripreso a crescere lo stiano facendo per merito proprio, nonostante e malgrado i governi che si sono succeduti nel corso della legislatura, compreso l’attuale.
Affermiamo questo, perchè i vincoli burocratici allo sviluppo non sono stati neppure scalfiti e il manometro della pressione fiscale rimane stabilmente nella zona rossa. Si aggiunga poi l’acquiescenza, per non dire l’intenzionale favoreggiamento, agli arrivi di centinaia di migliaia di immigranti dall’Africa, che saranno forieri di disgrazie e di conflitti sociali che si sarebbero potuti e dovuti evitare.
Tra le discussioni e le enunciazioni programmatiche, ce ne sono due, entrambe estremamente pericolose, provenienti da schieramenti opposti. Una è lo ius soli, l’altra è la doppia moneta.
L’introduzione dello ius soli nel nostro sistema giuridico, questione che portammo all’attenzione dei lettori di ItaliaChiamaItalia quando ancora se ne parlava poco o nulla, oggi occupa la scena e scalda i dibattiti. Comporterebbe, checché ne dicano i suoi patrocinatori, che la cittadinanza italiana verrebbe concessa a prescindere da una effettiva integrazione nella nostra società e da una reale condivisione di identità. E incentiverebbe l’arrivo di altre centinaia di migliaia di immigranti.
Berlusconi, che in passato si era dichiarato disponibile alla sua approvazione, ora si dichiara contrario e di questo non possiamo che rallegrarci. Ma d’altra parte è molto preoccupante la sua proposta di mettere in circolazione una seconda moneta, ad uso delle transazioni interne.
A nostro avviso si tratta, come per lo ius soli, di una bomba a orologeria. E’ vero che disporre della lira darebbe al governo la possibilità di intervenire discrezionalmente nell’economia del paese, svincolandolo dai limiti e dai controlli degli organi della UE e della BCE. Ma, dal momento che non si intravvede nessun novello Luigi Einaudi o Donato Menichella all’orizzonte, riteniamo preferibile non dare le chiavi della tipografia che stampa le banconote a nessuno degli attuali politici.
Una doppia moneta comporterebbe inevitabilmente una svalutazione e, con la riduzione dei costi interni, potrebbe favorire le esportazioni e creare dei posti di lavoro in più. Ma, riattizzando l’inflazione (nemico subdolo e per ora quiescente, del quale gli italiani si sono dimenticati), lo farebbe a costo di una diminuzione del potere di acquisto di tutti gli stipendiati, salariati e pensionati, vale a dire impoverirebbe la grande maggioranza dei cittadini. E infine finirebbe per allontanare l’Italia dall’Unione Europea.
In questo panorama, sarà interessante vedere il posizionamento finale della Lega, che una volta proponeva l’uscita dall’euro e che ora ha mitigato la sua posizione. Se da un lato abbiamo condiviso la loro ferma opposizione alla politica del governo nei confronti dell’immigrazione, dall’altro temiamo che possano essere attratti dalla proposta della doppia moneta, sempre che Berlusconi la mantenga in programma.
Noi riteniamo che la via giusta non sia abbandonare la moneta unica, ma far valere maggiormente in ambito europeo gli interessi dell’Italia e ottenere la riduzione delle disuguaglianze nelle condizioni di finanziamento. Per nostra fortuna il Quantitive Easing (l’acquisto di titoli di debito pubblico e privati, con emissione di moneta) di San Mario Draghi ha disinnescato almeno temporaneamente il nefasto meccanismo dello spread (per il quale dobbiamo pagare un differenziale nel servizio del nostro debito pubblico). Tuttavia se questo accade non è solo a conseguenza dello strapotere della Germania, ma soprattutto a causa del nostro ingente debito pubblico e del livello di affidabilità del nostro sistema politico ed economico. C’è da ritenere che il ricorrere a una doppia moneta non servirebbe a migliorare né l’uno, né l’altro.
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